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Gli “human google” della biblioteca di New York che hanno sempre la risposta pronta

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Gli "human google" della biblioteca di New York che hanno sempre la risposta pronta
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Basta chiamare un numero di telefono per ottenere l’aiuto degli esperti dell'”ufficio domande” della Public Library: i loro responsi basati su un “archivio quesiti” messo insieme in 120 anni di attività.Quanti sovrani inglesi erano mancini? Chi ha il copyright della Bibbia? Quanti nevrotici ci sono in America? E ancora: per essere eletti Papa bisogna essere vergini? (la risposta è no). Si sa, al giorno d’oggi chiunque sia assalito da un dubbio urgente deve solo mettere mano allo smartphone e googolare il quesito sul cellulare per trovare risposta in pochi istanti. Ma a New York si può fare di meglio: chiamando il numero 917-ASK-NYPL (dove le lettere stanno per i numeri corrispondenti sulla tastiera) si può porre la domanda direttamente a un bibliotecario della prestigiosa New York Public Library, l’iconica biblioteca sulla Quinta strada, vista anche in tanti film, da Colazione da Tiffany al catastrofico The day after tomorrow. Qui un’intera squadra si occupa infatti di fornire risposte rigorosamente umane e verificate, basata sullo sterminato archivio librario della biblioteca, ma anche su un poderoso archivio di quesiti e risposte che i bibliotecari hanno messo insieme in 120 anni d’attività.

Il “question office” infatti, l’ufficio domande cioè, è un’istutuzione del sistema bibliotecario newyorchese: risale a fine ottocento, aperto addirittura nel 1896, un anno dopo l’inaugurazione della celebre biblioteca. Dal 1960 le domande si possono porre via telefono: ma ora il servizio viene rilanciato come alternativa alle risposte “tuttologhe” di Google. Che, spiegano i bibliotecari, spesso sono non verificate e surreali. I bibliotecari di New York, al contrario, si impegnano a fornire entro poche ore risposte verificate grazie allo straordinario ausilio di una collezione che conta 16 milioni di libri e 80 milioni di articoli. Fornendo risposte non solo via telefono (le chiamate sono circa 300 al giorno), ma anche via mail, WhatsApp, sms e perfino attraverso la live chat sul sito della biblioteca.

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I newyorchesi, a quanto pare, ne fanno un fortissimo uso: da quando la nuova “squadra risposte” è stata rinforzata e rilanciata, meno di un anno fa, la Public Library ha infatti già risposto a 60 mila quesiti posti via telefono, 20 mila mandati via mail, 17 mila via chat e perfino a 500 domande arrivate via WhatsApp. A comporre il team di studiosi, nove bibliotecari esperti guidate da Rosa Caballero-Li. E proprio la studiosa ha voluto sottolineare l’aspetto umano del servizio, raccontando al sito Quartz.com che ne ha rilanciato la storia che “ci sono almeno 5 persone che telefonano tutti i giorni. Ne riconosciamo la voce, ne conosciamo la storia, i gusti, gli interessi. Ci considerano la loro linea diretta con la storia, la scienza, perfino la medicina: ma anche con le notizie del giorno”.

“Spesso” racconta Caballero-Li, “chiamano proprio per verificare una notizia vista online: non si fidano dei media, insomma, ma si fidano della biblioteca. Sperano di avere da noi ulteriori notizie: come quando Prince è morto e in tanti hanno chiamato per sapere cosa fosse veramente successo.Noi abbiamo semplicemente risposto che stavamo seguendo la questione: come tutti”. Essendo un servizio istituito più di un secolo fa, però, i ricercatori non basano le loro risposte solo sulla straordinaria collezione libraria: contano anche su un archivio storico che non è solo una miniera di risposte, ma una vera enciclopedia culturale.

Intorno agli anni Quaranta e Cinquanta, ad esempio, moltissime domande riguardavano questioni di etichetta: come la signora che – era il 1957 – chiamò per sapere come doveva comportarsi con i padroni di casa di una festa a cui non era stata invitata: “Devo mandare comunque un biglietto di ringraziamento? E come posso rintracciare l’aitante giovanotto con cui ho chiacchierato tutta la sera?”. La risposta del bibliotecario dell’epoca fu di buon senso: consigliò alla signora – basandosi su un manuale di etichetta – di scrivere senz’altro un biglietto. Aggiungendo un consiglio personale: chiedere direttamente ai proprietari il nome del loro simpatico ospite. Una risposta “umana”, che gli attuali esperti del “question desk”, l’ufficio domande portano ancora come esempio della specificità del servizio: “Nessun motore di ricerca vi offrirà una risposta che metta insieme cultura e sentimenti”.

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