
Al ministero dello Sviluppo, sono state aperte le buste con le prime offerte delle società delle telecomunicazioni per le frequenze in tecnologia 5G. Frequenze che lo Stato mette all’asta. La buona notizia per le casse pubbliche è che le società ammesse all’asta garantiscono – euro più, euro meno – la somma auspicata dalla legge di Bilancio del 2018. Lo Stato sperava in un minimo garantito di 2,5 miliardi. Le offerte sono arrivate vicino a questa cifra, a quota 2 miliardi 481 milioni di euro.
Poi partirà la sfida tra le società, a colpi di rilanci, per alcune delle frequenze. Le più contese e ambite.
Le società ammesse all’asta – in base alla determinazione del ministero del 6 agosto – sono 7. Si tratta dei tre colossi Tim, Vodafone, Wind Tre. Ci sono poi anche Linkem (che vende connessioni Internet via satellite), Open Fiber (operatore della banda larga di Enel e della Cassa Depositi e Prestiti), ovviamente Fastweb e, infine, i francesi di Iliad.
Iliad, altra notizia del giorno, si aggiudica la banda a lei riservata in quanto nuovo entrante nel mercato della telefonia mobile nazionale. Banda pari a 10 megahertz. Il prezzo, per Iliad, era quello della base d’asta.
Le frequenze all’asta sono divise in più bande, in più binari. In base alle prime indiscrezioni, Tim e Vodafone hanno praticamente in tasca le frequenze della banda 700 dove il meccanismo dei rilanci non dovrebbe mettere in discussione la loro conquista (la banda 700 sarà quelle che le televisioni cederanno alla telefonia mobile, come richiesto dall’Unione Europea). Le frequenze della banda 26 registrano una situazione analoga: Tim e Vodafone, ma anche Wind Tre e Fastweb, sono in pole position e difficilmente perderanno la partita.
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Le società, dunque, si preparano a duellare – con il meccanismo dei rilanci – soprattutto per la banda 3.7. Qui i giochi sono apertissimi. Ma Tim ha depositato un’offerta iniziale superiore di 80 milioni alla base d’asta.
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