
Sui Big data è tempo che monetizzino anche gli utenti-consumatori del web. E’ insolito che tre Autorità concertino un intervento sulle regole del web. In questo caso è opportuno che l’abbiano fatto, perché le competenze del Garante della privacy, di Agcom e dell’Autorità Antitrust sono per molti aspetti complementari nell’ambito della tutela dei diritti in Rete. Inoltre, la posta in palio è assai preziosa: il controllo sulle nostre vite digitali da parte di chi gestisce i servizi online e la nostra opportunità di valorizzare, anche economicamente, i dati che cediamo continuamente lasciando tracce della nostra navigazione nello spazio virtuale.
Obiettivo cui tendere: riequilibrare il rapporto tra utenti-consumatori e colossi del web, assai sbilanciato in favore di questi ultimi, anche dal punto di vista della monetizzazione delle informazioni in circolazione.
Il muro di ipocrisia del concetto di gratuità dei servizi che essi ci mettono a disposizione si sgretola di fronte ai fatturati imponenti che i giganti della Rete realizzano attraverso le attività di profilazione algoritmica, che si nutrono proprio di big data e di raccolta continua, costante e massiccia di nostri dati personali e sensibili. Tutto ciò che noi facciamo, scegliamo, postiamo, aggiunge tasselli al mosaico della nostra composita personalità, della quale nulla sfugge a chi ci profila e ci studia per poi inoltrarci in modo mirato suggerimenti d’acquisto. E’ vero che noi scarichiamo molte app gratuite, attiviamo e gestiamo gratuitamente i nostri profili social, ma così facendo sveliamo tratti fondamentali della nostra personalità che dal punto di vista del marketing rappresentano il vero e proprio petrolio dell’economia digitale.
Per far sì che gli utenti del web, apparentemente “anestetizzati” rispetto alle potenzialità dei loro dati, prendano consapevolezza del valore economico delle informazioni che cedono ai gestori dei servizi sarebbe decisivo favorire l’ingresso di nuovi intermediari che, su mandato degli utenti, possano negoziare con le piattaforme globali e contrattare il valore economico dei dati e le condizioni del loro impiego commerciale.

Il documento delle tre Autorità si tradurrà in una sostenuta moral suasion nei riguardi dei decisori istituzionali, in primis Governo e Parlamento, affinchè potenzino gli strumenti legislativi e amministrativi per assicurare piena ed effettiva trasparenza nell’uso delle informazioni personali. Ma solo in una dimensione sovranazionale e quindi consolidando la cooperazione internazionale sarà possibile introdurre efficaci strumenti anticoncentrazionistici, rispettosi del pluralismo on-line e della concorrenza.
Il coordinamento permanente tra le Autorità e il rafforzamento dell’apparato sanzionatorio sono altri due elementi inseriti nelle Linee guida sui big data. Il diritto dell’informazione ha fatto enormi progressi sul piano legislativo internazionale, sul piano giurisprudenziale e sul piano delle norme deontologiche, nella direzione di una più puntuale ed efficace tutela dei diritti delle persone nel web, ma la sfida del riequilibrio di natura economica è ancora tutta da combattere. E queste Linee guida possono solo essere un input iniziale.
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