
La sua efficacia contro la malaria ha meritato un premio Nobel. Ma ora questa pianta potrebbe servire anche per battere la tubercolosi. Soprattutto quella latente.
L’artemisia, l’antico rimedio cinese ora utilizzato in larga scala in combinazione con altri farmaci contro la malaria, funzionerebbe anche per la tubercolosi latente, la Tbc non ancora infettiva e non attiva. Un “promettente studio” è stato pubblicato su Nature Chemical Biology dal gruppo dell’università del Michigan guidato da Robert Abramovitch. “Quando il batterio della Tbc è latente – ha detto il ricercatore – diventa più difficile raggiungerlo con agli antibiotici. Bloccare la latenza porta come conseguenza una maggiore possibilità di curare con i farmaci e accorcia i tempi della terapia”.
Tbc latente. Si stima che un terzo della popolazione mondiale, una persona su tre quindi, abbia la tubercolosi in forma latente, poiché il nostro sistema immunitario è in grado di bloccare il batterio senza che mai la malattia si sviluppi e diventi attiva. Ma in certi casi (molto legati all’indebolimento del sistema immunitario, stress, condizioni di povertà e fatica) il micobatterio esce dalla gabbia che il nostro corpo ha creato e dove il micobatterio resta come in letargo. Così milioni di persone (il report Oms parla di 10,6 milioni) sviluppano la malattia, con una mortalità rilevata nel 2015 di 1,8 milioni di casi.
Questioni di sensori dell’ossigeno. Il batterio della Tbc ha bisogno di ossigeno per prosperare nel corpo e il nostro sistema immunitario lo blocca centellinandolo proprio per controllare l’infezione. Il team della Michigan University ha scoperto che l’artemisina (prodotta dalla pianta di Artemisia diffusa in gran parte nel sud-est asiatico) attacca una molecola chiamata eme, un sensore dell’ossigeno in generale e qui per il batterio della tubercolosi. Interrompendo il sensore l’artemisina blocca la capacità del batterio di capire quanto ossigeno stia arrivando. “Quando il batterio è nel mirino e viene “affamato” entra in uno stato “dormiente” che lo protegge da un ambiente che gli procura poco ossigeno: se il batterio della Tbc non si accorge di questa situazione perché ha il sensore sballato, non va in latenza, non diventa “dormiente” e morirà…” Il gruppo di Abramovitch ha realizzato screening su circa 540 mila differenti composti trovando altri 5 possibili inibitori del sensore dell’ossigeno nella Tbc.
I farmaci e e le promesse dell’artemisina. La Tbc latente, nell’ultimo Report Oms, viene considerata un’emergenza da affrontare con Piani nazionali e screening specifici, considerando anche la questione degli immigrati dalle aree dove la tubercolosi è largamente diffusa o endemica. La popolazione sieropositiva e i bambini under 5 sono i più esposti. Per loro il nuovo regime indicato dall’Oms è un mix di due farmaci (isoniazide e una analogo della rifampicina) una volta a settimana per tre mesi, dodici dosi. Colpire il batterio latente è una strada importante nella strategia globale contro la tubercolosi: quella dell’artemisina potrebbe essere una nuova strada da percorrere per uccidere il batterio ancora “imprigionato”.
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