
Bocciato il modello di mamma ‘sempre presente’. Meglio puntare sul gioco in libertà, perché gli imprevisti aiutano a crescere. E un papà della Silicon Valley ha dato vita a una casa dove i figli ‘studiano’ come aggirare ostacoli e pericoli. L’esperta: “L’adulto deve sorvegliare da lontano”.
Genitori iper protettivi che seguono passo dopo passo i figli. Per intenderci il modello della ‘mamma italiana’ sempre presente, pronta a controllare il bimbo, in ogni istante, senza lasciarlo mai libero. Ebbene tutto questo potrebbe farlo diventare un adulto ‘fragile’. Perché anche imparare a sbagliare e a gestire il rischio è importante. Dunque via libera anche a quelle attività all’aria aperta, anche se c’è la possibilità di affrontare qualche pericolo. Ne è convinto Mike Lanz, un papà che nella Silicon Valery, negli Stati Uniti, che ha ideato e ‘costruito’ una casa piena di installazioni per i figli. Qui tutto è a misura di bambino con scivoli, trampolini, casette dove rifugiarsi e spazi per divertirsi. Giochi che i ragazzi possono fare, scalando piccole tettoie o correndo, imparando a gestire imprevisti e difficoltà. Ma sempre controllati a distanza dai genitori, per evitare che si facciano ‘troppo’ male.
Un padre, la casa. Una storia quella di Lanz, raccontata dal New York Times, che ripropone un tema già affrontato dagli esperti: mettere i figli sotto una campana di vetro non è giusto, perché alla lunga non li aiuta. Potrà salvarli da qualche graffio o da qualche sbucciatura sul ginocchio, ma alla lunga il rischio è quello di diventare adulti fragili e dipendenti. Solo il gioco libero insegna ‘le regole della vita’ e sviluppa le abilità per gestire il rischio. Lanz ne è tanto convinto da aver deciso di mettere da parte la sua attività di imprenditore nella Silicon Valley e di studiare pedagogia all’università. Studi che l’hanno portato a pubblicare il libro: Playborhood: Turn Your Neighborhood Into a Place for Playe a dare vita a un blog Playborhood.com, con un blog dove approfondisce temi che ogni genitore si trova a dovere affrontare per crescere i propri figli. E spesso Lanza organizza conferenze e incontri per diffondere le sue idee.
Poche occasioni di gioco libero. Il problema, soprattutto nelle grandi città, è che per i ragazzini ci sono poche occasioni di gioco libero, soprattutto all’aria aperta. “Sono momenti importanti nella vita di un bambino. – spiega Anna Oliverio Ferraris, psicologa e psicoterapeuta esperta in temi di educazione – I giochi all’aperto, spesso legati all’imprevisto, sono diminuiti e questo è un peccato. Anche nelle scuole in Italia ci sono insegnanti che fanno fare la ricreazione in classe e non in cortile, per paura di piccoli incidenti. Non vogliono che i bambini si facciano male. Bisogna favorire i giochi all’aperto perché aiutano a mettersi in gioco e a crescere disinvolti anche nel movimento”.
Oggi siamo ossessionati dalla sicurezza e spesso priviamo i nostri figli dell’assumersi i rischi e di fare i conti con la realtà. L’avventura è una componente che sembra perduta nelle giornate dei più piccoli. Perché anche una casetta su un albero o un nascondiglio nel giardino sono ‘rifugi’ che aiutano a crescere. “Oggi – aggiunge Oliverio Ferraris – tutto è troppo pianificato. Questo non va bene, la libertà, l’immaginazione e la gestione dell’imprevisto sono elementi importanti nella crescita. L’adulto deve essere lì per sorvegliare, ma da lontano. I ragazzi devono sviluppare le competenze giuste per non farsi male e anche qui i genitori possono aiutarlo”.
I ragazzini iper protetti rischiano di diventare giovani ansiosi e disinteressati. La curiosità e la capacità di socializzare permettono invece ai ragazzi di crescere liberamente. Ma perché l’esperienza di libertà è così importante? “Se si è troppo controllati, si cresce dipendenti da qualcuno e questo non va bene. Devono aumentare gli spazi di autonomia e il gioco libero aiuta a svilupparli”. Secondo uno studio realizzato negli Stati Uniti da Peter Gray, uno dei maggiori esperti mondiali dell’argomento, gli adolescenti che non avevano fatto giochi liberi diventavano adulti depressi e meno capaci di prendere iniziative o decisioni. I coetanei che invece avevano fatto esperienze di questo tipo sono diventati adulti più risolti, più intraprendenti e fra loro c’erano meno persone con problemi di dipendenza dalla droga.
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