Il possibile vero su Maometto

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Tutto è iniziato quando in classe è arrivato il momento di affrontare Dante Alighieri ed i suoi scritti, partendo da quella che è ritenuta uno dei più grandi capolavori della letteratura mondiale: la Divina Commedia.

Come raccontato da ‘Antenna Tre Nordest’, prima di addentrarsi nello studio del poema, l’insegnante ha invitato gli studenti che non seguono l’ora di religione a scrivere sul diario una nota con la quale chiedere ai genitori di esprimersi sull’opportunità che i loro figli affrontino o meno lo studio della Commedia e di altri componimenti che abbiano riferimenti religiosi.

Alla lezione successiva, è arrivata la risposta delle famiglie: 2 di queste, di religione musulmana, hanno comunicato all’insegnante la loro contrarietà. Pertanto, i ragazzi sono stati esonerati dallo studio dell’opera massima di Dante Alighieri, che racconta il suo viaggio immaginario attraverso l’inferno, il purgatorio ed il paradiso.

Divina Commedia censurata a Treviso: cosa è successo (scuola media Felissent di Treviso - ndr)
Divina Commedia censurata a Treviso: cosa è successo (scuola media Felissent di Treviso – ndr)

Gli studenti che non studieranno la Divina Commedia faranno lezioni parallele su Giovanni Boccaccio, e su questo verranno interrogati, mentre il resto della classe sarà sottoposto a verifiche sull’opera dantesca.

Perché la Divina Commedia è considerata “problematica”

La richiesta dell’insegnante, come riportato da ‘Antenna Tre Nordest’, avrebbe un motivo ben preciso, ovvero quello di evitare problemi con famiglie di fede religiosa diversa da quella cattolica nell’affrontare Dante e le sue opere, come già accaduto in passato.

Come ha spiegato il professore Alberto Pezzè ad ‘Antenna Tre Nordest’, infatti, la Divina Commedia “può sicuramente urtare la sensibilità dei musulmani”. Nel XXVIII canto dell’Inferno, infatti, “Dante incontra Maometto, perché lo considera un seminatore di discordie.

Dante dimostra di credere ad una leggenda, nata probabilmente in ambiente crociato e che non ha nessun fondamento di verità, per la quale Maometto sarebbe stato addirittura un prete cristiano che non è riuscito a far carriera. Arrabbiato per questo, avrebbe così fondato questa nuova religione”, ovvero l’Islam.

“È sempre il solito problema: accettare il punto di vista degli altri, da tutte e 2 le parti”, ha concluso il professor Pezzè.

I precedenti di censura alla Divina Commedia

Non è la prima volta che la Divina Commedia è oggetto di controversie a scuola. In Olanda e Belgio l’opera è stata addirittura ritradotta per non offendere i fedeli musulmani, eliminando il nome di Maometto dal XXVIII canto dell’Inferno.

La polemica intorno al poema dantesco è stata raccontata dal ‘Quotidiano Nazionale’ in un articolo del 29 marzo 2021. Nell’Inferno, Dante descrive Maometto sottoposto ad orrende mutilazioni del corpo da parte di un diavolo, con il corpo squartato e le interiora che fuoriescono.

Nella Divina Commedia, “Maometto subisce un destino crudo e umiliante solo perché è il precursore dell’Islam”, aveva affermato l’editrice della nuova traduzione in Olanda e Belgio, Myrthe Spiteri. La nuova versione dell’opera “si rivolge a lettori più giovani e il cambiamento è pensato per non ferire inutilmente gli islamici”, aveva spiegato la traduttrice Lies Lavrijsen.

Già nel 2012, il Comitato per i diritti umani Gherush92 aveva richiesto l’eliminazione della Divina Commedia dai programmi scolastici. “Le scuole, comprese quelle ebraiche ed islamiche – avevano spiegato dall’organizzazione-, adottano i programmi ministeriali e il problema è la cospicua presenza di contenuti antisemiti e razzisti nelle opere letterarie, artistiche, storiche e filosofiche.

Vengono insegnati testi antisemiti, sia nella forma che nel contenuto, sia nel lessico che nella sostanza, senza che vi sia alcun filtro o che vengano fornite considerazioni critiche rispetto all’antisemitismo e al razzismo. Un esempio emblematico è la Divina Commedia, caposaldo della letteratura italiana”.

“Nel canto XXVIII dell’Inferno Dante descrive le orrende pene che soffrono i seminatori di discordie, cioè coloro che in vita hanno operato lacerazioni politiche, religiose e familiari – avevano proseguito da Gherush92 -.

Maometto è uno scismatico e l’Islam è una eresia. Al Profeta è riservata una pena atroce: il suo corpo è spaccato dal mento al deretano in modo che le budella gli pendono dalle gambe, immagine che insulta la cultura islamica“.

“L’offesa è resa più evidente perché il corpo ‘rotto’ e ‘storpiato’ di Maometto è paragonato ad una botte rotta, oggetto che contiene il vino, interdetto dalla tradizione islamica – ancora Gherush92 -.

Nella descrizione di Maometto vengono impiegati termini volgari e immagini raccapriccianti tanto che nella traduzione in arabo della Commedia del filologo Hassan Osman sono stati omessi i versi considerati un’offesa”.1

L’originale teoria di uno studioso bresciano che ha sondato la mappa di Treviso della zona della scuola media di Felissent per scoprire la verità su Maometto

<< Secondo una concezione che si rifà ad antiche cosmogonie, l’individuo, o meglio, ciascun essere vivente, fa parte di un unico corpo senziente, gigantesco rispetto alle dimensioni umane, ma in effetti piccolissimo se considerato in termini astronomici. Questo corpo senziente è la Terra, o Tellus, dal nome della dea romana della Terra. Gli esseri umani rivestono una funzione molto importante all’interno di Tellus, poiché ne sono le cellule più evolute, quelle del cervello. Ragionando secondo questa ottica, e una volta preso coscienza di questo, si comprenderà come l’ordinaria vita di ogni giorno altro non sia che sogno (maya) e ci si accorgerà che ogni cosa, anche la più insignificante costruita dall’uomo che pensavamo essere priva di vita, in effetti non è tale. Si imparerà così a vedere che le costruzioni umane, i fabbricati, le strade, e le grandi vie di comunicazione sono forze che nascono, crescono e muoiono. Si vedrà che le città e gli agglomerati urbani sono foreste e intricati «disegni» della madre terra, ciascuno vobrante di una propria particolare forma di vita. Questa ipotesi è tenacemente sostenuta da un geniale «ricercatore solitario» (come lui stesso ama definirsi) che ha avuto modo di intravedere fra le confuse pieghe della pelle terrestre tante mute figure allegoriche, solchi emblematici di vomeri nelle mani di misteriose volontà. Questo ecclettico personaggio, che risponde al nome di Gaetano Barbella, che vive e lavora a Brescia, ha condotto ricerche estremamente precise e profonde sulle topografie di numerose città di tutto il mondo, studiando fin nei minimi dettagli le piantine topografiche delle stesse alla ricerca di questi misteriosi disegni che, a suo dire, si possono rintracciare creando quelli che lui stesso chiama «zodiaci», l’anoma nascosta delle città. Ammettiamolo pure – prosegue il suo articolo lo scrittore Dario Spada – l’ipotesi è affascinante e, se permettete, un tantino inquietante. Ma ci è sembrato doveroso parlarne sul nostro GdM… >>

A questo punto si capisce chi è Gaetano Barbella che Dario Spada presenta, perché sono io, essendomi rivolto a lui per far pubblicare su Il Giornale dei MISTERI la mia teoria sulle “allegorie mappali” di città e località in genere. Cosa che avvenne nel giugno 1997.

Mi disse un chiaroveggente nel 1999, il Dott. Mauro Bigagli, il coordinatore della rivista Energie di “Studi. Ricerca e Scienza dello Spirito” di Cosentino, in merito alle mie cartografie mappali:

«…La sua sensibilità è tale che non può essere compreso facilmente dall’Uomo di oggi. Lei nelle sue cartografie vede una realtà astrale, appartenente ad una dimensione eterica che nessuno può concepire; questa è la verità. Ciò che dice è vero ma appartiene alla realtà dell’energia astrale. Ho approfondito molto le sue cartografie e questa è la mia conclusione. La sua sensibilità lo eleva e vede cose che altri non vedono. Lei ha una trance lucida…».

Da quel giorno si è intensificata l’indagine sulle mappe di città e di località in genere, ed ecco che oggi ho avuto modo di “leggere” la mappa di Treviso, quella del luogo della Scuola Media Felisement dove è sorta la questione sulla Divina Commedia di Dante Alighieri su Maometto.

Per dimostrare che non ho alterato la mappa di Treviso in questione, almeno nelle grandi linee, mostro di seguito la fig. 2 della carta della mappa.

Figura 2: Mappa di Treviso zona Scuola Media Felisement (segnalino rosso in alto a sinistra).
Figura 2: Mappa di Treviso zona Scuola Media Felisement (segnalino rosso in alto a sinistra).
Figura 3: Cartografia di Treviso (fig. 2). Il profeta Maometto agente della Forza Verde in nome di Dio e Gabriele, ma con la svastica che ammaestra una famiglia. La svastica caratterizza le grandi religioni del passato, come l'ebraismo e l'islamismo. Il cristianesimo è avvenuto con il sacrificio.
Figura 3: Cartografia di Treviso (fig. 2). Il profeta Maometto agente della Forza Verde in nome di Dio e Gabriele, ma con la svastica che ammaestra una famiglia. La svastica caratterizza le grandi religioni del passato, come l’ebraismo e l’islamismo. Il cristianesimo è avvenuto con il sacrificio.

Rivelazione di Maometto a cura di Pietro Citato
La Forza Verde dell’esperienza del tremendo

<< Passati i quarant’anni, Maometto ebbe le prime visioni. La notte gli compariva in sogno una figura enorme, e sconosciuta, che con la testa toccava il cielo e con i piedi la terra, e si avvicinava per afferrarlo. Durante il giorno, mentre camminava per la campagna sentiva delle voci uscire dai sassi, dai muri e dai ventri degli animali: voci che gli dicevano: «Salute, o apostolo di Dio». Il divino gli si presentava come l’esperienza del tremendo: una forza che non aveva nome, che poteva venire da tutte le parti, che non aveva nulla a che fare col bene, che era solo contraddistinta dalla propria potenza, irrompeva sopra di lui, lo afferrava, lo dominava, e voleva soggezione senza limiti. Maometto aveva terrore di queste voci e di queste visioni. Era sconvolto da brividi di freddo o si copriva di sudore: strani suoni di campana o fruscii di lontane ali celestiali o fragori gli risuonavano nella mente, e restava a terra senza coscienza. Come confessò più tardi, gli sembrava che qualcuno infinitamente possente gli stesse strappando l’anima a pezzi. Diventò inquieto: temeva di impazzire o di essere posseduto da un demone: «O Hadigah – disse alla vecchia moglie – temo di diventare pazzo». «Perché», gli domandò lei. «Sento in me i segni degli indemoniati: voci misteriose per le strade, figure enormi nel sonno». Hadigah gli rispose: «O Maometto, non inquietarti. Con le qualità che hai, tu che non adori gli idoli, tu che ti astieni dal vino e dal vizio, che fuggi la menzogna, che pratichi la probità, la generosità e la carità, non hai nulla da temere. Dio non ti lascerà cadere sotto il potere dei demoni». Spesso Maometto lasciava la città, e saliva in una caverna sulle colline di alHira, passando le notti nella meditazione e nell’adorazione, come un monaco cristiano. Una notte, mentre stava dormendo, la figura enorme dei primi incubi gli si presentò di nuovo in sogno. Aveva in mano un copriletto di broccato: sopra c’era scritto qualcosa. Gli disse: «Leggi». Maometto rispose: «Cosa mai devo leggere?». La figura lo strinse con tanta forza che Maometto pensò di morire. Tre volte gli impose: «Leggi!», tre volte Maometto rifiutò; finché, soltanto per liberarsi, rispose: «Cosa devo dunque leggere?». L’altro rispose: «Leggi in nome di quel Dio che creò, che creò l’uomo da un grumo di sangue. Leggi! Il tuo Signore è il più generoso, ha insegnato per mezzo del calamo, ha insegnato all’uomo quello che non sapeva». Secondo la tradizione islamica, erano i primi versi del Corano. Maometto lesse, e la figura si allontanò da lui. Si svegliò, e le parole erano scritte nel suo cuore. Aveva ripetuto l’esperienza di Ezechiele e di Giovanni nell’Apocalisse. Qualcuno gli aveva imposto con la violenza uno scritto vergato in un altro mondo: Ezechiele e Giovanni l’avevano ingoiato; lui l’aveva fatto diventare parte del cuore e del corpo. Soltanto attraverso questa totale appropriazione fisica, la rivelazione celeste era divenuta Apocalisse, e ora sarebbe divenuta Corano. Ezechiele e Giovanni avevano accettato senza timore il libro dal sapore dolceamaro, certi del suo carattere sacro. Più dubbioso, inquieto e consapevole dell’ambiguità della parola ispirata, Maometto non osava accettare la rivelazione. Temeva di essere un «poeta estatico» o un «uomo posseduto»: uno di quei kahin, che in Arabia profetavano ispirati dai demoni. Travolto dall’angoscia avrebbe voluto uccidersi, e cercò di precipitarsi dalla collina. In quel momento, udì una voce dal cielo. Girò la testa, e scorse l’angelo Gabriele, con i piedi a cavalcioni sull’orizzonte, che diceva: «O Maometto, tu sei l’apostolo di Dio e io sono Gabriele!». Rimase stupito: girò la faccia dall’altra parte, e verso qualunque luogo del cielo guardasse, dovunque spingesse gli occhi ansiosi, scorgeva il corpo del grande angelo. Gabriele lo prese dolcemente tra le ali, in modo che non potesse muoversi, e gli ripeté: «Non temere, tu sei il profeta di Dio, e io sono Gabriele, l’angelo di Dio». Maometto discese dalla collina: tremava in tutto il corpo per il terrore della rivelazione, ma ripeteva tra sé le frasi di Gabriele, le prime frasi di quello che sarebbe diventato il suo libro, che cominciavano a rassicurarlo. Tornò a casa, raccontò la visione a Hadigah, e le disse le parole dell’angelo. Poi fu ancora colto dal freddo e chinò la testa chiedendo: «Coprimi. Coprimi!». La moglie lo avvolse in un mantello, e lui si addormentò al suolo, come un bambino terrorizzato. Hadigah andò da un vicino. Mentre Maometto dormiva, Gabriele entrò nella casa e gli parlò: «Alzati, tu che sei coperto con un mantello». Maometto si risvegliò e rispose: «Eccomi, che debbo fare?». E Gabriele: «Alzati e avverti gli uomini e chiamali a Dio». Maometto gettò via il mantello e si alzò. Quando la moglie tornò, gli disse: «Perché non dormi, e non ti riposi?». Maometto rispose: «Il mio sonno e il mio riposo sono finiti. Gabriele è tornato, e mi ha ordinato di trasmettere il messaggio di Dio agli uomini» >>.2

La Forza Verde e il suo origine Fenicio di Lamed

Figura 4: Gustavo Adolfo Rol.
Figura 4: Gustavo Adolfo Rol.

Il futuro di molti personaggi celebri della scienza, grazie ad una misteriosa Forza Verde, è prevedibile per gli effetti che le loro scoperte lasciano, permettendo alla scienza di progredire, ma per Adolfo Rol (Torino, 20 giugno 1903 – Torino, 22 settembre 1994) non è la stessa cosa. Tuttavia la sua traccia indelebile, la sua fama di sensitivo, deve aver potuto fare l’analoga cosa, attraverso il suo spirito che gli ha permesso tanti prodigi.

Quello spirito che gli fece dire: « Ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta musicale ed il calore. Ho perduto la gioia di vivere. La potenza mi fa paura. Non scriverò più nulla! ».

Ma la scienza ermetica ci permette di capire la natura di questo spirito per vederlo operare in tanti processi alchemici attraverso una vastissima letteratura. Ed è proprio il disegno della bacchetta dell’alchimista a suggerire il segno caratteriale della lettera L, che rimanda all’origine Fenicio di Lamed fig. 5.

Il Pungolo

Fig. 5: Lamed ebraica.
Fig. 5: Lamed ebraica.

L’ideogramma più antico è il pungolo come un punto interrogativo, da cui proviene il grafema fenicio simile alla nostra L maiuscola in corsivo, al contrario, è la lettera Lamed dell’ebraico quadrato.

Con il pungolo, il conduttore di buoi toccava l’animale per spronarlo a camminare. Si tratta del potere di controllare gli istinti, frenandoli o spronandoli, stimolandone la forza per utilizzarla ai propri fini. Questi istinti, possono essere intesi come forze primordiali, energia non ancora canalizzata.

È uno strumento che si collega al pastorale del vescovo, così allo scettro del re. In pratica è il bastone di Comando, ed è prerogativa di tutti coloro che guidano verso l’avvenire (maestri). È la bacchetta magica che simboleggia la volontà magista.

Il termine maestro, in ebraico di dice Alluf, parola formata dalle lettere Alef-lamed-Qof. Alef e lamed sono il bue e il pungolo: da sole formano la parola divine El, ma “el” è anche preposizione che indica la direzione “verso”. Lette al contrario, Lamed e Alefa, formano la parola “Io” che significa “no, non” e possiamo interpretarlo come il voltare le spalle al divenire.

Oppure il movimento verso Alef, verso l’origine, il nulla, il non essere. E in effetti nel linguaggio biblico “aol” è spesso anche negazione.

In sintesi, possiamo affermare l’equazione secondo cui El sta a Lo come l’essere sta al Non essere (El : Lo = Non essere).3

Gaetano Barbella – Brescia, 27 maggio 2024

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