
Esiste probabilmente un limite massimo alla longevità degli esseri umani: è quanto emerge da una nuova analisi dei dati demografici mondiali. Anche se la speranza di vita alla nascita aumenta, pur con un tasso decisamente inferiore al passato, le statistiche dell’età alla morte dei principali paesi indicano che l’età massima non aumenta più da molti anni. Jeanne Calment, morta nel 1997 a 122 anni, ha stabilito un primato di longevità che difficilmente potrà essere infranto.
L’età massima documentata per un essere umano è di 122 anni, ed è improbabile che questo primato possa essere infranto, perché la durata della vita potrebbe avere un limite naturale invalicabile. È questa la conclusione di un’analisi demografica globale pubblicata sulla rivista “Nature” da Xiao Dong, Brandon Milholland e Jan Vijg dell’Albert Einstein College of Medicine di New York.
Tra gli aspetti più rilevanti emersi dalle statistiche sanitarie dell’ultimo secolo è l’aumento costante della speranza di vita, un parametro che indica il numero medio di anni che un individuo di una certa popolazione può aspettarsi di vivere in media a partire da una certa età, e l’età massima registrata per ogni nazione.
Questo miglioramento è stato il frutto delle migliorate condizioni di vita e alla diffusione del benessere, dei progressi nella medicina e delle cure sanitarie, nonché alla diminuzione della mortalità evitabile, per esempio di neonati e bambini entro i cinque anni.
Tuttavia, benché speranza di vita e longevità – definita come il limite massimo di durata della vita – siano parametri collegati, il legame è spesso poco intuitivo: l’aumento della speranza di vita alla nascita, dovuto per esempio a una diminuzione della mortalità neonatale, non produce di per sé un aumento della longevità della popolazione.

Ma quanto a lungo può vivere un essere umano? Non è facile rispondere: sulla base dei soli dati statistici, non è possibile fare una previsione matematica. Alcuni autori tuttavia si sono spinti a prevedere che i progressi tecnologici futuri, molti dei quali non ancora noti, continueranno a far diminuire la mortalità, contribuendo a far aumentare sia la speranza di vita sia la longevità.
Gli autori si sono poi concentrati sulle età massime di sopravvivenza in Francia, Giappone e Regno Unito e Stati Uniti, riportate sull’International Database on Longevity, un altro progetto demografico del Max-Planck-Institut. L’analisi ha rivelato che l’età alla morte ha raggiunto un plateau prima della scomparsa di Jeanne Calment, la persona più longeva mai esistita, avvenuta nel 1997.
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