
Secondo i test della University College London, in casa preferiamo interagire con umanoidi capaci di espressioni facciali. Piacciono di più e ispirano fiducia, ma attenzione agli equivoci.
I futuri robot programmati per rigovernare la casa o per fare i badanti dovranno essere efficienti, ma è forse più importante che siano simpatici ed espressivi. Potrebbe esserci, però, un rovescio della medaglia, per i più suggestionabili la differenza tra umani e macchine potrebbe non essere più chiara, tanto che potrebbero arrivare a mentire a un robot per non offenderne i sentimenti. Lo indica la ricerca condotta dal gruppo dell’Interazione Computer-Uomo dell’University College London coordinato da Adriana Hamacher.
Pubblicata sul sito ArXiv, la ricerca sarà presentata al Ro-Man 2016, convegno internazionale sulla Comunicazione fra uomini e robot in programma a New York dal 26 al 31 agosto. Nell’esperimento, condotto in collaborazione con l’università britannica di Bristol, un robot ‘maldestro’ aiutava i volontari a preparare una frittata. Il suo compito sarebbe stato passare uova, sale e olio, ma accadeva che di tanto in tanto un uovo (di plastica) finiva in terra. Regolarmente il robot cercava di rimediare all’errore.
“L’obiettivo era capire come un robot che commette un errore può recuperare la fiducia di un utilizzatore”, spiega la ricercatrice sul sito Robohub, la maggiore comunità scientifica internazionale degli esperti di robotica. E’ emerso così che gli esseri umani collaboravano più volentieri con i robot capaci di espressioni facciali. In questi casi erano infatti disposti a perdonare ogni errore e a tollerare una maggiore lentezza (anche fino al 50%) nell’eseguire i compiti. Alcuni, infine, sarebbero perfino stati anche disposti ad ‘assumere’ il robot pasticcione come assistente in cucina, pur di non vedere la sua espressione triste.
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