Come gli antichi egizi sigillavano le bare

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Per la prima volta sappiamo di cosa era fatta la sostanza che sigillava le bare egizie. Un team di archeologi dell’Università di Cambridge che lavora presso il Fitzwilliam Museum ha appena concluso una ricerca che ha permesso di stabilire quali erano gli ingredienti segreti delle varie sostanze collose con cui gli antichi egizi sigillavano i loro sarcofagi.

Per risolvere questo mistero, gli archeologi hanno analizzato la bara di Pakepu, un uomo che 2.700 anni fa deteneva il titolo di “versatore d’acqua a ovest di Tebe“. Egli assisteva i sacerdoti durante i riti funebri e si prendeva a sua volta cura della preparazione delle tombe.

Secondo i risultati dello studio, pubblicato su Journal of Archaeological Science: Reports, le bare e i sarcofagi degli antichi egizi venivano sigillati tramite diverse paste, che avevano un colore diverso a seconda del loro uso e degli ingredienti che erano stati usati per produrli.

Le paste rosa, per esempio, venivano usate per colmare gli spazi vuoti nel legno, mentre le paste bianche venivano usate per dipingere la superficie dei sarcofagi, oltre che per impermeabilizzarli.

Per la prima volta sappiamo di cosa era fatta la sostanza che sigillava le bare egizie.

Un ingrediente molto importante per le paste bianche era il gesso, mentre le altre tipologie di paste possedevano anche fango, argilla e carbonato di calcio. L’ingrediente più importante in assoluto era però la calcite, che veniva usata sia per la produzione del materiale simile al cartonnage presente all’interno di molte bare, sia per produrre la pasta bianca usata per sigillare le bare intermedie.

Gli egizi, infatti, al momento di deporre una mummia all’interno di un sarcofago usavano più di una bara: quella interna, che era in contatto con la mummia, quella intermedia e quella esterna, che era dipinta e decorata in vario modo, a secondo dello status del defunto.

Infine, le paste rosa contenevano anche un alto contenuto di ferro. “Dato che questa pasta era utilizzata per riempire gli spazi vuoti del legno e non era visibile dalla superficie, il suo aspetto e la sua consistenza potrebbero essere stati considerati di minore importanza, rispetto le paste bianche, mentre la presenza di grani minerali più grandi potrebbe aver contribuito a prevenire il restringimento durante l’essiccazione e quindi facilitare la stabilità strutturale” hanno commentato gli archeologi, ora desiderosi di studiare nuovi sarcofagi, così da poter testare la loro teoria.

Fortunatamente, in Egitto gli archeologi continuano a scoprire un gran numero di sarcofaghi e di tombe, quindi di materiale da studiare ce n’è ancora moltissimo.

FONTE: IFLScience.com

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