
NEW YORK – Schiaffo a Trump dall’Authority per l’energia (Ferc), che all’unanimità ha bocciato il piano per il salvataggio delle miniere di carbone. “La guerra al carbone è finita”, aveva detto il presidente Usa in ottobre, annunciando una proposta per rovesciare le politiche Obama sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici. Ma la Ferc, agenzia indipendente e bipartisan composta da 5 commissari di cui 3 nominati dal tycoon, ha detto no. “Vittoria per consumatori, libero mercato e aria pulita”, esulta Bloomberg, inviato speciale Onu per il clima.
L’authority Usa per l’energia, composta da commissari bipartisan nominati dal presidente e confermati dal Senato, ha così respinto all’unanimità il piano di sussidi alle centrali elettriche, come quelle a carbone o nucleari, che mantengono scorte di carburante sul sito per 90 giorni. La proposta presentata dal ministro Usa dell’Energia, Rick Perry, è stata letta come il tentativo dell’amministrazione Trump di sostenere in particolar modo l’industria del carbone in crisi negli ultimi anni per il crescente ricorso alle energie più pulite, dal gas naturale al solare.
Tra il 2010 e il 2015 gli impianti a carbone hanno rappresentato il 52% di quelli chiusi negli Stati Uniti, secondo le statistiche governative. Festeggiano gli attivisti per il clima. “L’annuncio odierno della Ferc è un ritorno alla realtà dopo mesi di pressioni degli executive miliardari del carbone e del nucleare…per il salvataggio illegale dei loro impianti non economici”, ha osservato in una nota Mary Anne Hitt, direttore della campagna “oltre il carbone” di Sierra Club.
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