La scoperta. A rendere speciale il microrganismo (un Paenibacillus) non è solo il luogo di ritrovamento – un posto dove lo scorrere del tempo sembra quasi essersi fermato, praticamente incontaminato e proprio per questo considerato prezioso dagli scienziati che studiano l’evoluzione della vita sulla terra – ma anche le sue straordinarie capacità di resistenza agli antibiotici. Paenibacillus infatti resiste alla maggior parte degli antibiotici oggi usati nella pratica clinica, grazie a 18 diversi tratti nel suo genoma coinvolti nel meccanismo. Se da una parte questo suggerisce che la resistenza agli antibiotici esista da milioni di anni, ben prima che l’uso (e l’abuso) in medicina ne favorissero la comparsa, dall’altra il superbatterio appena scoperto potrebbe venire in aiuto proprio in questo campo.
Nuovi farmaci. Paenibacillus riesce a resistere agli antibiotici anche grazie ad alcuni meccanismi molecolari finora sconosciuti, nuovi. È come se, spiegano i ricercatori, fosse possibile avere a disposizione una visione in anteprima dei meccanismi di resistenza ai farmaci che potrebbero manifestarsi in futuro, anche grazie al passaggio da un batterio all’altro dei geni responsabili delle resistenze. Ma conoscerli in anticipo potrebbe servire proprio a schivarle, mettendo a punto antibiotici in grado di superarle, combattendo la minaccia prima che si presenti, possibilmente con decenni di anticipo.
Antibiotico-resistenza. In realtà sviluppare nuovi antibiotici non è così semplice e la strategia di puntare sulla ricerca di nuovi farmaci potrebbe essere solo una parte nell’affrontare la sfida. Fondamentale rimane incentivare l’uso responsabile degli antibiotici che abbiamo oggi, limitandone l’utilizzo eccessivo e improprio così che infezioni una volta innocue non si trasformino in una seria minaccia per la salute. L’antibiotico-resistenza causa già oggi oltre 25 mila vittime solo in Europa e, se non si porrà rimedio, nel 2050 la conta potrebbe arrivare a 10 milioni.
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