Uno scanner ti dice cosa c’è dentro la mela

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Laboratori, associazioni di produttori e industrie alimentari sviluppano tecnologie per analizzare la qualità del cibo, persino sul banco del supermercato.

Frutta e ortaggi in mostra al Salone internazionale dell’agricoltura di Parigi: nuove tecnologie permettono di avere in tempo reale informazioni sullo “stato di salute” e sulle proprietà nutritive di ogni singolo frutto.

Quante calorie ci regalerà la banana matura che stiamo per addentare? E quella fragola che appare così esangue? Sarà davvero un concentrato di vitamine? Le risposte potrebbero arrivare da un sensore per cibi a cui sta lavorando un laboratorio del MIT di Boston.

Vedere dentro. Come racconta un articolo su The Smithsonian, la catena di supermercati statunitense Target ha dato vita a un centro di ricerca, il Food + Future coLab, per progettare, in collaborazione con gli scienziati, tecnologie per “aiutare” i consumatori a fare la spesa e rendere più trasparenti le informazioni sugli alimenti. Una è proprio il sensore per il cibo, una specie di lettore ottico che in un attimo dovrebbe dare il responso sulla quantità di calorie o su quanto è ricca dal punto di vista nutritivo proprio quella mela che stiamo per mettere nel carrello.

Lo scanner per alimenti sviluppato dal Mit. | Target

Il sistema è costituito da uno spettrometro che sparando una luce infrarossa sull’alimento misura quanta luce è assorbita dai vari componenti chimici e identifica la sua composizione molecolare.

Confrontare mele con mele. La difficoltà – ed è a questo che stanno al momento lavorando i ricercatori – è capire quanto il singolo frutto sia più ricco o più povero (di calorie o di principi nutritivi) rispetto a quelli della sua stessa specie. E questo può essere fatto solo analizzando migliaia o milioni di campioni e costruendo un database di informazioni rispetto a cui paragonare il frutto o la verdura sotto esame.

In teoria, anche il prezzo del frutto o di qualsiasi altro prodotto potrebbe essere determinato in base alle qualità.  Un prototipo dello scanner è già in funzione in uno dei negozi della catena, a Boston.

Batteri in movimento. Il sensore del Mit non è l’unica tecnologia che potrebbe darci informazioni sugli alimenti. Un gruppo di ricercatori degli Advanced Institutes of Science and Technology (Corea del Sud) ha inventato un sistema per scoprire se un cibo contiene batteri pericolosi che potrebbero provocare un’infezione alimentare. Viene puntato un raggio laser, e le molecole del cibo, ma anche i microrganismi sulla sua superficie riflettono la luce con uno schema caratteristico. Fotografando trenta immagini al secondo, per pochi secondi, si può capire se c’è stato un cambiamento – ovvero se i microrganismi si sono “mossi” – indizio che il cibo è contaminato da batteri, per esempio la salmonella.

La tecnologia, secondo i suoi creatori, potrebbe funzionare non solo per le linee di produzione delle industrie alimentari, ma potrebbe essere adattata per i frigoriferi di casa.

Il chip che “sente” la scadenza. Un professore della Indiana University of Pennsylvania, Gregory Kenning, ha invece brevettato una tecnologia in grado di dire in quanto tempo un prodotto andrà a male, al di là di quanto indicato dalla data di scadenza. Si tratta di un microchip in cobalto le cui proprietà magnetiche decadono, in funzione del tempo e della temperatura, in maniera simile a quelle dei prodotti deperibili. Attaccato a un cartone del latte, potrebbe dire quanto durerà ancora mentre lo preleviamo dallo scaffale oppure quando è da un po’ in frigorifero. Una tecnologia che secondo il suo creatore costerebbe solo pochi centesimi.

La Electro Fork trasforma i cibi insipidi in salati.

Scossa salata. Infine, scienziati della Università di Tokyo hanno creato la Electro Fork, una forchetta elettrica che con una lieve e innocua “scossa” alla lingua induce a sentire i cibi più saporiti di quel che sono in realtà. Dovrebbe servire per limitare, o eliminare, il consumo di sale, il cui eccesso conduce all’ipertensione. È già stata testata in un ristorante di Tokyo che cucina solo cibi senza sale: pare purtroppo che una analoga soluzione per il gusto dolce sia invece per il momento impossibile.

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