Nittaewo, fossili viventi?

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Nel 1887 il noto esploratore e studioso britannico Hugh Neville, in occasione di una sua perlustrazione della giungla dello Sri Lanka meridionale, visitò una comunità di Vedda, gli indigeni dell’isola, ed udì da costoro un racconto che parlava della presenza in zona, sino a circa un secolo prima, di strane creature d’aspetto umanoide, alte al massimo un metro, completamente nude, ma che camminavano erette e non avevano coda. Questi esseri, cui era dato il nome di Nittaewo, vivevano su alberi o in grotte, si nutrivano di piccoli animali, quali topi o tartarughe, ed erano in un continuo stato di conflitto con i Vedda, cui rubavano spesso il cibo. Quando poi iniziarono a rapire alcuni bambini, gli indigeni decisero di passare ad un’azione definitiva e, dopo aver intrappolato gli ominidi in una caverna, accesero un fuoco alla sua entrata, sterminando per intero la misteriosa comunità.

Tuttavia in epoche successive altri viaggiatori europei raccolsero testimonianze di locali che affermavano che alcuni dei Nittaewo sopravvivevano ancora nella giungla più profonda ed uno di essi, l’antropologo spagnolo Salvador Martinez, affermò addirittura di averne incontrato personalmente un esemplare nel 1984, per quanto in seguito molti pensassero che avesse visto solo un membro di una locale tribù nomade.

Tutta questa storia potrebbe sembrare solo una delle tante leggende fantasiose tramandate dai popoli primitivi e basate su travisamenti di avvenimenti molto più banali, ma a dare maggior spessore e veridicità al racconto dei Vedda è intervenuta nel 2003 un’importante scoperta paleontologica sull’isola indonesiana di Flores, relativamente piuttosto vicina allo Sri Lanka. Lì un team di archeologi australiani ed indonesiani trovò i resti di otto individui di aspetto umanoide e di bassa statura, comparabili all’homo erectus, che da successive analisi risultarono risalire ad un periodo tra il 95.000 e 13.000 anni fa, e che con ogni probabilità avevano convissuto per qualche tempo con i primi sapiens diretti verso l’Australia.

Alla luce di tale ritrovamento, l’ipotesi della sopravvivenza di una comunità di ominidi nei recessi più inaccessibili delle foreste alluvionali dell’Asia meridionale non sembra più tanto campata in aria, tanto più che in tutta l’area dell’Oceano Indiano persistono racconti sulla presenza di ominidi di bassa statura e pelosi all’interno della giungla, come gli orang pendek di Sumatra o gli ebu gogo della stessa Flores.

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Informazioni su Roberto Conte 23 articoli
Nato a Taranto il 30/10/1966, laureato in Lettere Moderne presso l'Università degli Studi di Lecce, membro dell'Associazione Culturale ACSI/Prometeo Video Lab, autore del saggio storico-biografico "Giovanni delli Ponti, un d'Artagnan tarantino", edito nel 2012 da Scorpione Editrice. Appassionato di Criptozoologia, Archeologia e di tutto ciò che ha a che vedere con il mistero.

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