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Tutti i Panama Papers in un motore di ricerca

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Lanciato oggi sui documenti di uno dei più grandi leaking della storia. Si può cercare tra gli undici milioni di file delle società e degli individui che hanno cercato di evadere il fisco attraverso schemi di investimento offshore aiutati dall’agenzia Mossack Fonseca. Tempi duri per chi pensava di farla franca. Da oggi alle 2 del pomeriggio un potente motore di ricerca rende più facile trovare nomi e indirizzi di tutti i soggetti coinvolti nello scandalo dei Panama Papers. Il Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi che è venuto in possesso dei leaks ha reso noto che il motore di ricerca è in grado di cercare all’interno degli undici milioni di file delle società e degli individui che hanno cercato di evadere il fisco attraverso schemi di investimento offshore aiutati dall’agenzia Mossack Fonseca, oggetto poche settimane fa di uno dei più grandi leaking della storia. Una vicenda raccontata in esclusva per l’Italia dall’Espresso.

L’ESPRESSO: IL DATABASE CON TUTTI I NOMI ITALIANI

Attraverso il motore di ricerca si può quindi cercare il nome di chiunque compaia nei leaks, presidenti, direttori, azionisti di società coinvolte, il nome e l’indirizzo delle 200.000 compagnie offshore, anche di quelli per cui i proprietari sono ancora segreti, e le identità delle agenzie di mediazione che li hanno aiutati a creare conti esteri insieme alla Mossack Fonseca, lo studio legale panamense all’origine della fuga di notizie.

L’ESPRESSO: I RETROSCENA DELL’INCHIESTA

Tutto questo dopo l’annuncio dell’anonimo whisteblower che ha denunciato lo scandalo, John Doe – un nome di comodo, che nell’America del Nord viene usato per chi non vuole comparire con la sua vera identità in vicende legali o pericolose – il quale nei giorni scorsi aveva chiesto ulteriore protezione per le prossime rivelazioni, con un comunicato inviato alla Süddeutsche Zeitung e al Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi che dall’inizio collabora sul caso con la storica testata. Nel comunicato, intitolato “La rivoluzione sarà digitalizzata” questo immaginario John Doe giustifica la fuga di notizie col fatto che le sperequazioni economiche e di reddito sono il grande tema dei nostri tempi, e chiede ai governi di fare di più per contrastarle. Ma le rivelazioni di cui è protagonista erano iniziate con una dichiarazione anche più forte: “I want to make these crimes public”, (Voglio rendere pubblici questi reati), inviata al reporter Bastian Obermayer con un messaggio cifrato.

L’olimpo dei Whistleblower. Così John Doe va ad aggiungersi all’Olimpo dei whistleblower più famosi per aver denunciato scandali politici e fenomeni corruttivi come Woodward e Bernstein (Watergate), Daniel Ellsberg(Pentagon Papers), Snowden e Greenwald (Nsagate) e molti altri. Lo schema usato da John Doe è simile alle rivelazioni di Julian Assange e Wikileaks che dopo avere ottenuto i cablogrammi riservati della diplomazia Usa (Cablegate) aveva cominciato la collaborazione con grandi testate giornalistiche internazionali, John Doe però l’ha fatto rimanendo completamente anonimo, con il giornale tedesco, per un ammontare di documenti largamente superiore ai cablogrammi: 11.5 milioni di file (2.6 terabytes di dati). Per capire l’importanza del leaking basti pensare che i documenti non solo dimostrano i sistemi usati da molti ricchi per non pagare le tasse assistiti dall’azienda Mossack Fonseca ma che le entità off-shore pur legali nella giurisdizione in cui sono registrate, in questo caso a Panama, sono state utilizzate per scopi illeciti, tra cui la frode, traffico di droga e l’evasione fiscale.

L’ESPRESSO, TUTTI GLI ARTICOLI SUI PANAMA PAPERS

La tecnologia di estrazione dei dati. Adesso sarà facile per chiunque sapere chi è stato assistito dallo studio Mossack Fonseca in queste operazioni. Alla base del motore di ricerca (simile a Google) c’è Nuix, “un programma di eDiscovery e di investigazione informatica”, come ha rivelato Niki Lamanna di Ondata International, partner in Italia di Nuix, la società di origine australiana che ha sviluppato e porta il nome dal 2000 della tecnologia di elaborazione dei dati alla base del motore di ricerca usato per i Panama Papers. Si tratta in sintesi di un motore di indicizzazione di dati non strutturati, molto potente, in grado di elaborare i file organizzati dentro un database consultabile con delle query (ricerche per parola chiave). I giornalisti del Consorzio e Süddeutsche Zeitung hanno utilizzato il software Nuix per l’elaborazione, l’indicizzazione e l’analisi dei dati ed i ricercatori hanno utilizzato la funzione Nuix per il riconoscimento ottico dei caratteri, che permette di cercare il testo nel contenuto di milioni di documenti digitalizzati.

La società Nuix, specializzata in computer forensics e investigazioni digitali, ha donato il software a ICIJ (Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi) e Süddeutsche

Zeitung per questa indagine e i loro consulenti li hanno assistiti dall’inizio nella gigantesca operazione di disclosure a cui da adesso partecipano anche il giornale La Nacion e il Center for public integrity.

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