Per la prima volta siamo nella top ten globale per numero di vittime, Il Paese è nella morsa dei ransomware. Il 2016 è stato l’anno peggiore per la sicurezza informatica, per il mondo e tra i più colpiti c’è l’Italia. Per la prima volta, il nostro Paese è nella top ten degli attacchi più gravi registrati e per numero di vittime. Sono le evidenze presentate oggi con il rapporto Clusit 2017, la nota associazione per la sicurezza informatica italiana (per l’Italia i dati sono elaborati in collaborazione con il security center di Fastweb). Il rapporto arriva in un momento di passaggio per la sicurezza informatica in Italia: per la prima volta il Governo si prepara a prendere in carico direttamente il tema (finora sviluppato), con un nuovo decreto.
“Il 32% degli attacchi viene sferrato con tecniche sconosciute, in aumento del 45% rispetto al 2015, principalmente a causa della scarsità di informazioni precise in merito tra le fonti di pubblico dominio. A preoccupare maggiormente gli esperti del Clusit, tuttavia, è la crescita a quattro cifre (+1.166%) degli attacchi compiuti con tecniche di Phishing /Social Engineering, ovvero mirati a “colpire la mente” delle vittime, inducendole a fare passi falsi che poi rendono possibile l’attacco informatico vero e proprio”, si legge in una nota del Clusit. “A livello globale la somma delle tecniche di attacco più banali (SQLi, DDoS, Vulnerabilità note, phishing, malware “semplice”) rappresenta il 56% del totale: questo dato è uno dei più allarmanti, secondo gli esperti del Clusit, poiché rende evidente la facilità di azione dei cybercriminali e la possibilità di compiere attacchi con mezzi esigui e bassi costi”.
La questione cybersecurity sarà infatti accentrata a Palazzo Chigi, aprendo così le porte a un maggiore coordinamento centrale della difesa cibernetica a livello Paese. L’assenza di una governance centrale è appunto la madre di tutti i problemi per la cybersecurity italiana. Risolvere questo nodo è un passo propedeutico per affrontare il problema in modo più maturo, per la prima volta, anche in Italia. Ma un primo passo, a cui dovrà seguire – notano gli esperti – un piano strutturato e di dettaglio, e nuove risorse stanziate.
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