Chi sa giocare a poker, conoscere alla perfezione il significato di bluff. Confondere le idee a un avversario, riuscendo a sorprenderlo con una mossa contraria rispetto a quella che lui si aspetta: ebbene, se pensate che sia una cosa normalissima tra gli addetti ai lavori, provate a immaginare un robot che riesce a fare la stessa cosa.
Pluribus, l’intelligenza artificiale che ha appreso l’arte di ingannare gli avversari
Nel corso degli ultimi anni, lo sviluppo e l’evoluzione dell’intelligenza artificiale hanno raggiunti picchi talmente alti che non ci si può nemmeno più stupire di quanto siano elevati. Il computer, ormai, ha imparato a riconoscere e a usare pure l’arte del bluff. Il merito? Tutta “colpa” degli algoritmi che sono stati allenati per essere in grado di prevedere finalmente le mosse degli avversari. Un programma che è stato ribattezzato Pluribus, che si è allenato nel giocare bluffando proprio sé stesso. Attenzione, però, visto che nonostante le pazzesche capacità di calcolo, sarebbe stato veramente eccessivo che Pluribus riuscisse a prevedere pure le mosse di ogni altro giocatore in tempo reale.
Utilizzato spesso come terreno di prova per l’intelligenza artificiale, il poker sportivo ancora una volta ha messo in evidenza come la tecnologia ben presto entrerà nella quotidianità e pure negli sport. Un grande risultato che è frutto anche del notevole lavoro portato a termine da parte di un gruppo di ricercatori della Carnegie Mellon University of Pittsburgh. Pluribus si può ritenere come l’unico dispositivo di AI in tutto il mondo in grado di battere dei giocatori di poker professionisti all’interno di match con un numero molto alto di avversari.
Fino a prima di Pluribus, i vari sistemi di intelligenza artificiale erano stati in grado di avere la meglio su degli avversari umani, ma solamente nelle partite con due giocatori. Questa volta i ricercatori, grazie anche allo splendido lavoro di Brown e Sandholm, hanno avuto il merito di sviluppare questo programma che ha completamente ribaltato anche questo aspetto. Con il passare del tempo e degli allenamenti, Pluribus ha appreso come giocare il Texas Hold’Em No Limit a sei giocatori, sfidando non avversari in carne e ossa, ma ben cinque copie di sé stesso. Ebbene, nel momento in cui si è trovato a dover affrontare cinque giocatori di poker professionisti, oppure nella sfida tra cinque copie del programma e un giocatore in carne e ossa, Pluribus ha avuto la meglio in oltre 10 mila mani. Un risultato eccezionale, che fa capire una volta di più come nulla sia impossibile alla tecnologia, o quasi.
L’aspetto che ha fatto la differenza, in quest’ultimo esperimento, è stato proprio il fatto di riuscire ad apprendere l’arte del bluff. Sfidando da solo tutti e cinque i giocatori, Pluribus è stata in grado di mettere le mani su qualcosa come 480 dollari in media ogni 100 mani, circa 5 dollari per ogni mano, mettendo in saccoccia fino ad un massimo di 1000 dollari all’ora. Nessun giocatore professionista di poker sarebbe in grado di mettere insieme dei numeri del genere, almeno stando a quanto è stato riferito da parte del gruppo dei ricercatori che si è occupato dello sviluppo di questo sistema di intelligenza artificiale. Non solo, dal momento che Pluribus ha affrontato una serie di giocatori, a cui è stato distribuito pure un premio di 50 mila dollari come ulteriore motivazione per battere il sistema di AI.
Nella partita, invece, in cui Pluribus ha giocato con altre quattro AI e un solo giocatore professionista in carne e ossa, sono sorti dei problemi. In ogni caso, ciò che emerge da questa ricerca è che Pluribus sia veramente pazzesca, dato che è difficilmente battibile con qualsiasi tipologia di mano, come ha voluto ben mettere in evidenza uno dei campioni che hanno preso parte alla sfida, ovvero Chris Ferguson, uno che di World Series of Poker se ne intende eccome. L’intelligenza artificiale, in sostanza, ha raggiunto un livello talmente alto a cui nessun giocatore professionista potrebbe nemmeno ambire, il tutto “ricopiando” l’arte del bluff. Sembra uno scherzo del destino, eppure è tutto vero.
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