
L’iniziativa è diretta conseguenza di uno studio commissionato nel 2015 dall’UK Intellectual Property Office (IPO). L’obiettivo era valutare se fosse opportuno innalzare le pene dagli attuali 2 anni a 10 per dimostrare che la violazione delle norme sul copyright non è di livello inferiore rispetto a quelle che vengono compiute al di fuori del mondo digitale. Insomma, nel rispetto del Copyright, Designs and Patents Act 1988 (CDPA 1988) andrebbe considerata al pari della contraffazione.
Il Ministro ha spiegato che saranno previste salvaguardie che limitino i rischi per gli utenti più sbadati o comunque meno pericolosi. Un esempio chiaro potrebbe essere quello di un gruppo di pirati che smista migliaia di file pirata, insomma un’organizzazione o comunque una struttura a fini di lucro. Oggi per ottenere una condanna dura bisogna giocare la carta del “Fraud Act” dove la pena massima è di 4 anni e mezzo. Ad ogni modo la proposta del Governo sarà sottoposta al Parlamento e il dibattito politico farà il resto.
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