Avere il potere di decidere come deve andare una storia. Decidere cosa deve succedere, chi deve parlare con chi, se qualcuno deve fidarsi o meno, baciar qualcun altro o meno. Cambiare il finale di una storia, trasformandolo in quello che vogliamo noi. La logica dei libri-game innalzata a paradigma di sviluppo delle serie tv. Questo è quello che Netflix sta sviluppando e che, dal venti giugno, sarà attivo su Netflix Kids. L’Interactive Storytelling.
Viviamo in un’epoca nella quale, sempre di più, i fan di qualche prodotto tendono ad entrare nella produzione del prodotto stesso. Mail, forum, chat, social network, mai prima d’ora i fan e i creatori delle opere che amano sono stati così vicini. Influenzano le scelte di scrittori, sceneggiatori, produttori e disegnatori in maniera determinante, nella produzione di alcune storie. Per citare due esempi veloci: lo sviluppo di Game Of Thrones e la resurrezione di Kakashi in “Naruto”, il manga di Masashi Kishimoto. Due casi che sono più o meno riusciti, più meno che più, ma voglio ricordare che l’unica volta che i fan hanno avuto piena voce nella produzione di un film…beh, quel film fu “Snakes on a Plane”.
Se in questi casi siamo al livello di un intervento “dall’alto”, in quanto gli autori dei prodotti citati si sono mossi prima, seguendo l’umore dei fan, ora siamo al livello successivo. Dare l’opzione ai fan di decidere cosa deve succedere in una serie tv. Decidere di cambiare il finale di una storia, far partecipare gli spettatori allo sviluppo della serie in maniera attiva. È davvero una buona idea? Il problema principale è quello dell’usurpazione della creatività e del credere che i fan sappiano quello che vogliono. Un prodotto artistico (libro, film, serie tv o fumetto che sia) è il parto della mente di un autore, o di un gruppo di autori. Le scelte vengono effettuate in base a fattori principali come la coerenza della storia, l’idea della storia e gli sviluppi futuri e poi in base al budget.
Cosa ne sanno, di tutto ciò, gli spettatori? Perché sono convinti di sapere ciò che vogliono, ovviamente, ma, se non sorpresi, le persone vogliono sempre le stesse cose. Con il rischio di far appiattire ogni serie al livello di una telenovela. Il rischio più grande, tuttavia, è quello di mandare a monte i progetti degli autori e annullare ogni bellezza, originalità e pretesa di artisticità delle opere. Oltre che distruggere l’intera coerenza interna di una storia. L’esempio, qui, è sempre “Naruto”. Kakashi, un ninja e uno dei personaggi principali, sarebbe dovuto morire durante una battaglia. Si arriva al punto che parla con il padre nell’aldilà, ma poi, spinto dalle lamentele dei fan, l’autore lo fa resuscitare. Può sembrare una bella cosa, all’inizio, ma i successivi sviluppi del manga, scivolato verso un livello bassissimo, fanno capire l’inutilità del personaggio e il fatto che quella parte della storia era stata sviluppata senza quel personaggio.
La struttura di una storia e il suo sviluppo, purtroppo per i fan e per fortuna per tutti noi altri, è qualcosa che in pochi possono manipolare. Non siamo tutti medici, non siamo tutti ingegneri, non siamo tutti scrittori. Nerflix sta introducendo una tecnologia che è il sogno di ogni “fanboy”, ma che, fin ora, ha portato solo disastri.
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