Banche, intelligenza artificiale e lavoro: così la formazione diventa decisiva. La riduzione del personale già in atto da più di un decennio potrebbe subire un’accelerazione. La sfida è un’integrazione per affiancare le nuove tecnologie ai dipendenti.
La preoccupazione per l’impatto dell’intelligenza artificiale serpeggia in tutto il mondo del lavoro e delle professioni. Per quanto riguarda la finanza, non mancano gli elementi di allarme. A fine agosto la fintech svedese specializzata nel buy now pay later, Klarna ha annunciato di voler portare i propri dipendenti a circa 2.000 dai 3.800 attuali. Cifra quest’ultima a cui si è arrivati già con la riduzione da più di 5mila di un anno fa.
L’azienda spiega che è solo il blocco del turn over, ma la motivazione è la maggiore efficienza dell’intelligenza artificiale (AI) rispetto agli umani. Come segnalano dal sindacato dei bancari, Fabi: «Una ricerca appena pubblicata in Spagna e realizzata da Randstad Research prevede che l’intelligenza artificiale cancellerà nei prossimi anni 14.890 posti di lavoro nel settore bancario nel paese iberico, pari a un calo dell’occupazione del 5,1 per cento».
Il ruolo dell’Ia nel lavoro bancario
Dunque i motivi di allarme ci sono tutti. Considerando che le banche italiane comunque stanno facendo rilevanti investimenti nell’ammodernamento tecnologico e anche dell’intelligenza artificiale e che da anni è già in corso la riduzione del personale, in genere gestita attraverso gli ammortizzatori del settore. In molti vedono l’intelligenza artificiale certamente come un supporto per l’attività umana, senza sbilanciarsi su effetti occupazionali.
Giuseppe Maifredi, Chief Data & Analytics Officer di Bper – una banca molto impegnata nell’innovazione tecnologica – afferma: «Nel settore ci sono delle trasformazioni in corso, che non dipendono solo dall’intelligenza artificiale e che determineranno il futuro dell’occupazione. Quello che è certo è che l’intelligenza artificiale ha un ruolo di supporto rispetto alle attività dei dipendenti nelle nuove modalità di svolgimento del lavoro bancario».
Anche l’Abi, l’associazione delle imprese bancarie, in un’audizione al Cnel nel mese di giugno, si era mantenuta (comprensibilmente) sulle questioni di principio, senza fare stime su possibili riduzioni del personale. In particolare l’Abi ha sostenuto che «l’intelligenza artificiale può contribuire a migliorare i servizi bancari a supporto di famiglie e imprese ma non si può prescindere dal mantenere la persona al centro, non essendo possibile rinunciare all’impiego delle capacità intellettive e professionali delle persone. Anche nella prospettiva del mondo bancario l’intelligenza artificiale può supportare e facilitare i compiti delle persone ma non sostituirle».
Gli investimenti sul piatto
Secondo i dati raccolti dalla Fabi, il gruppo Intesa Sanpaolo ha pianificato 5 miliardi di investimenti nel piano industriale 2022-2025, Unicredit 3 miliardi tra il 2022 e il 2024.
Per Banco Bpm la cifra messa a bilancio per il periodo 2023-2026 è di 600 milioni, non troppo diversa dai 500 milioni pianificati dal gruppo Bper nell’arco temporale che va dal 2022 al 2025, mentre ammonta a 350 milioni l’investimento del Monte dei Paschi di Siena (2022-2026).
In queste cinque banche il numero degli occupati dal 2012 a oggi si è ridotto già di circa 33mila unità, considerando la differenza tra le uscite e le nuove assunzioni. Più in generale nello stesso periodo per l’intero settore a circa 90mila uscite sono corrisposte circa 40mila assunzioni.
Secondo Lando Maria Sileoni, segretario generale Fabi: «L’AI guida da tempo l’attività automatizzata allo sportello, ma non ha ancora conquistato del tutto il mondo del credito. E l’occupazione? La trasformazione sarà gestita con la formazione e la riqualificazione del personale, poi gestendo le uscite volontarie col fondo di solidarietà e garantendo il ricambio generazione con l’ingresso di giovani under 36».
Per il sindacato si tratta di uno «strumento di competitività non può che passare per lo sviluppo delle competenze di chi ci lavora e per la riqualificazione professionale» e ricorda che nel solo 2023 i primi gruppi bancari hanno investito più di 17 milioni di ore in formazione del personale.
Dal canto suo Giuseppe Bilanzuoli, segretario nazionale Uilca, afferma: «La digitalizzazione e l’utilizzo sempre crescente dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro fanno parte di un processo inarrestabile che, come Sindacato, abbiamo il dovere di governare. Il maggiore utilizzo della tecnologia può produrre effetti positivi anche in termini occupazionali a condizione che si eviti un’applicazione miope che guardi solo al taglio del costo del lavoro.
Un utilizzo regolamentato e ben gestito della digitalizzazione può dare vita a un miglioramento delle competenze e innescare un processo di aggiornamento professionale continuo che ad oggi è la miglior risposta per tutelare i posti di lavoro e la competitività delle imprese.
Guidare scenari complessi in arrivo, come quelli determinati dalla digitalizzazione dei processi, è possibile e in quest’ottica sono stati individuati strumenti che consentono una contrattazione collettiva permanente. Tra questi in primis la Cabina di Regia prevista nel Contratto Nazionale del Credito rinnovato lo scorso novembre 2023».
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