Le foreste nelle zone aride, tutte insieme, sono grandi quanto l’Amazzonia

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Le foreste nelle zone aride, tutte insieme, sono grandi quanto l'Amazzonia
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I satelliti scoprono foreste nascoste nelle zone aride: tutte insieme fanno l’Amazzonia. Finora la presenza di queste piante, che per adattarsi si mimetizzano, non era stata letta dai satelliti. Un nuovo sistema messo a punto da Google e dalla Fao ha permesso di rilevarne la presenza

E’ stata scoperta una nuova foresta. E’ grande come l’Amazzonia ma finora era sfuggita ai satelliti. L’errore era nato dall’associazione, tipica dell’Europa e del Nord America, tra piante e verde: avevamo chiesto ai satelliti di segnalarci le zone green e ci erano sfuggiti i boschi capaci di mimetizzarsi adattandosi all’ambiente. Questi alberi infatti per buona parte dell’anno non hanno foglie perché crescono nelle zone aride che coprono più del 40% delle terre emerse e quindi si sono programmati per risparmiare acqua ed energia. Ora, grazie a un nuovo sistema messo a punto da Google, dalla Fao e da un gruppo di università di vari Paesi, siamo riusciti a identificarle. Un colpo di scena che ha conquistato la prima pagina della rivista Science e che vede in primo piano la ricerca italiana.
“Questa scoperta è il frutto di un sistema di analisi estremamente innovativo che ha permesso di arrivare a una conclusione sorprendente: ci sono quasi 500 milioni di ettari di foreste che mancavano all’appello”, spiega Fabio Attorre, docente di biologia ambientale alla Sapienza e coordinatore della squadra italiana che ha partecipato alla ricerca. “In molti periodi dell’anno questi alberi appaiono come una macchia scura e non venivano registrati come tali dai satelliti: si va dai baobab marroni dell’Africa centrale agli eucalipti australiani che possono assumere tonalità blu”.
La novità nasce dalla potenza dei motori di ricerca che Google ha messo a disposizione delle università e dalla decisione di puntare su un sistema che – grazie alla possibilità di integrare le immagini da satellite con un gran numero di informazioni – rende possibile ricavare dati sofisticati a persone competenti ma non altamente specializzate. Per questo sono state messe in campo squadre di studenti di biologia dei vari Paesi: ognuno aveva il compito di studiare mezzo milione di ettari di zone aride. I ragazzi della Sapienza hanno ottenuto le performance migliori e sono stati chiamati a proseguire l’analisi sull’assieme globale delle foreste.
Bisogna continuare la ricerca anche perché la buona notizia di una presenza più diffusa del verde nelle zone aride è bilanciata dalla crescita del rischio legato al cambiamento globale. Queste zone sono infatti destinate a crescere e a inaridirsi progressivamente mettendo a rischio la vita che contengono. Se non si adotteranno politiche efficaci di contenimento dell’uso dei combustibili fossili, le foreste delle zone minacciate dalla desertificazione potrebbero morire, liberando anidride carbonica che andrebbe ad aggravare ulteriormente il global warming.

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