Le droghe creano modificazioni a carico dei promotori dei geni del Sistema Oppioide Endogeno

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Le droghe creano modificazioni a carico dei promotori dei geni del Sistema Oppioide Endogeno
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Droghe: l’uso di ecstasy colpisce i geni, ecco lo studio dell’Alma Mater. Pubblicato in una delle più autorevoli riviste nel campo della Farmacologia i risultati di uno studio svolto da una ricercatrice.

La prestigiosa rivista Pharmacological Research ha pubblicato i risultati di uno studio svolto dalla dott.ssa Francesca F. Caputi, assegnista di ricerca del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna – FaBiT . Presso i laboratori di Neurofarmacologia molecolare, Caputi ha recentemente individuato l’esistenza di modificazioni a carico dei promotori dei geni del Sistema Oppioide Endogeno dopo l’assunzione di MDMA o “ecstasy”. Lo rende noto Unibo Magazine.

Per la prima volta si è evidenziato un effetto di questa sostanza, utilizzata tra i giovani, sulle alcune modificazioni che sono state osservate negli animali da esperimento. I dati presentati in questo studio forniranno un contributo per la ricerca volta alla comprensione dei meccanismi molecolari che sono alla base della dipendenza aprendo la strada allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche.

“Il significato di questi risultati, al di là degli aspetti tecnico scientifici – spiega la Prof. Patrizia Romualdi a capo del gruppo di ricerca del FaBiT –  è sicuramente di largo respiro e ha un grande impatto sulle nuove generazioni, sui giovani che tendono a sottovalutare l’utilizzo di sostanze d’abuso come l’ecstasy, con l’idea quanto mai sbagliata che non siano pericolose o potenzialmente dannose per la loro salute. Al contrario, un uso ripetuto di questa potente amfetamina adattogena indurrebbe modificazioni epigenetiche, con ripercussioni sull’espressione di geni che codificano per proteine essenziali per l’omeostasi del Sistema Nervoso Centrale”.

In pratica, si legge nella nota, i giovani che fanno uso di sostanze psicoattive, quali le amfetamine “non hanno la consapevolezza del potenziale d’abuso di tali molecole e di come possano indurre un rimodellamento del corredo genetico che si ripercuote moltissimo sulla funzione di specifici geni, contribuendo cosi alla plasticita’ sinaptica. L’ambiente, i contatti, le relazioni, nel loro insieme, inducono modificazioni epigenetiche e sapere che anche le sostanze d’abuso, con i loro effetti, partecipano a questa plasticità è di grande importanza per dirigere una possibile futura terapia farmacologica verso questi nuovi bersagli molecolari”.

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