La sharing economy cresce e l’Italia vola nella classifica europea per volume d’affari

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Lo scorso anno il mercato valeva 3,5 miliardi, ma secondo l’Università di Pavia nel 2025 potrebbe arrivare a quota 25 coinvolgendo oltre 21 milioni di persone. Solo Turchia e Spagna sono più attive nell’economia condivisa.

Che si tratti di condividere un’auto, un appartamento o la cena, il risultato non cambia: gli italiani di oggi navigano, condividono e risparmiano. Insomma, hanno promosso la sharing economy. Il giro d’affari dell’economia condivisa in Italia è stato nel 2015 pari a 3,5 miliardi di euro, e, secondo uno studio condotto dal dipartimento di economia dell’Università di Pavia, tra dieci anni potrebbe arrivare a 14 e, nella migliore delle ipotesi, superare i 25 miliardi.

Non solo. Un’altra ricerca condotta di recente dalla facoltà di economia dell’Università degli studi Niccolò Cusano, rivela che l’Italia è tra i primi tre paesi per numero di fruitori e conoscitori della sharing economy, dietro Turchia e Spagna. Nella ricerca viene anche tracciato l’utente “tipo”: maschio (nel 56% dei casi) sotto i 44 anni (74%), istruito e residente nell’Italia Settentrionale (53%). Vive invece al Sud e nelle Isole nel 25% dei casi, e solo nel 22% risiede al Centro Italia.

I servizi più popolari sono l’home sharing, il car pooling, il bike e car sharing (il 9% degli intervistati li ha usati), il taxi peer to peer (8%), il social eating (6%). Le piattaforme che offrono questi e altri servizi di condivisione sono cresciute tra il 2014 e il 2015 del 34,7%. E in futuro? Sempre secondo l’Università di Pavia esistono tre diversi scenari di crescita di qui al 2025, e sono legati al numero degli utenti attivi nella rete degli scambi e al valore della spesa dedicata, oltre che al tasso di aumento del Prodotto interno lordo.

Il primo scenario prefigura  nel 2020 un “esercito” di 12 milioni di utenti di economia collaborativa con un volume di affari di 14,1 miliardi. Il secondo scenario vede invece crescere la popolazione degli utenti della sharing economy fino a 16,5 milioni nel 2025, con un coinvolgimento degli over 35 e over 55. In questo caso si arriverebbe a un volume di affari di 19,4 miliardi nel 2025 (+37%). C’è poi la terza proiezione, che ipotizza un’impennata dell’economia collaborativa, tanto che nel 2025 arriverebbe a coinvolgere 21,4 milioni di utenti, per un giro d’affari di 25,1 miliardi.

Esiste però anche uno scenario negativo, che dopo un iniziale incremento che raggiunge il picco nel 2019, immagina una parabola discendente della sharing economy tricolore, che torna così nel 2025 a muovere “appena” 4 miliardi di euro.

Colpa delle mutate abitudini dei consumatori? Non proprio. Una simile ipotesi potrebbe avverarsi solo in virtù di un forte intervento delle istituzioni volto proprio a scoraggiare questi modelli di business. Ormai, hanno spiegato i relatori dello studio, “l’irrompere della sharing economy ha mutato a fondo i rapporti tra economia e società”.

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