La net neutrality ha vinto in Europa: la rete è uguale per tutti

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Dopo tre anni di battaglie, l’Unione dà ragione agli attivisti. Sconfitte le telco: il Berec, l’organismo regolatorio Ue, mette a punto la vittoria della neutralità della rete.
“Vittoria!”, gridano – anzi twittano – i sostenitori della net neutrality d’Europa. Il Berec, l’organismo regolatore europeo per le comunicazioni elettroniche, ha pubblicato oggi le sue linee guida. Il tracciato è chiaro: sì alla neutralità della rete, no alle corsie preferenziali per internet. Vittoria, quindi, per il mezzo milione di cittadini che ha fatto sentire la sua voce nelle scorse settimane, sostenuto da nomi illustri come il “papà del web” Tim Berners-Lee.
Perché la neutralità era a rischio. La legislazione proposta dalla Commissione europea tre anni fa avrebbe incrinato il principio di neutralità. Lo ammette oggi lo stesso commissario Gunther Oettinger, che a Bruxelles ha la delega all’economia e alla società digitali. “Il diavolo si nasconde nei dettagli – spiega lui – ed è per questo che, quando nel 2013 abbiamo proposto il “Regolamento per il mercato unico delle telecomunicazioni”, da una parte per la prima volta in Europa si faceva un richiamo esplicito al principio di neutralità, impedendo il blocco o la discriminazione dei contenuti e dei servizi online; ma dall’altra, mancavano alcune precisazioni importanti” che aprivano alle ambiguità. Per alcuni, quel testo significava la fine dell’internet aperto. Perciò è cominciato un braccio di ferro fra istituzioni, con Strasburgo che nell’aprile 2014 tentava di correggere Bruxelles, e con il compromesso raggiunto nel 2015 tra Commissione, Parlamento e Consiglio; un compromesso considerato però ancora ambiguo dai sostenitori della neutralità. Ecco allora scendere in campo il Berec, l’organismo regolatore di Bruxelles, che ha aperto a giugno una consultazione pubblica, prima di arrivare alle linee guida emanate oggi.

La mobilitazione dei cittadini. Mezzo milione di europei ha fatto sentire la sua voce partecipando alla consultazione indetta dal Berec. Uniti al grido di “Salviamo internet!” – che è anche il nome dato dagli attivisti alla campagna per la neutralità, Save the Internet – i sostenitori dell’internet uguale per tutti hanno organizzato marce nelle città del continente (sei), hanno spedito fax ai parlamentari europei (quarantamila), hanno formulato sette versioni della campagna (una per ogni tappa dell’iter legislativo). Tre i pericoli nascosti nelle nuove norme Ue, secondo “Salva internet”: “Il rischio che i servizi specializzati diventino la corsia preferenziale a pagamento per le grandi aziende, che spingeranno i ‘pesci piccoli’ nella corsia lenta; la gestione del traffico, ovvero la possibilità che il provider decida in autonomia quale traffico è prioritario per l’utente e quali servizi online rallentare; e lo “zero rating”, che consentirebbe all’operatore di telefonia mobile di fare da guardiano abbassando il limite di traffico dati mensile”.

 Tim Berners-Lee e Lawrence Lessig
Tim Berners-Lee e Lawrence Lessig

I “padri della rete”. Anche il papà del web, Tim Berners-Lee, è sceso in campo pubblicando una lettera aperta sul sito della sua “Web Foundation”. A firmarla assieme a lui, Lawrence Lessig, il fondatore delle licenze Creative Commons e animatore della “cultura libera”, e la giurista Barbara van Schewick, nume tutelare della neutralità, che un anno fa lanciò l’allarme: “Con quelle norme, la libertà della rete in Europa è sotto scacco”, disse. I tre hanno quindi messo in guardia l’Unione, invitando gli europei a mobilitarsi.
“Se i regolatori non chiudono le falle che ci sono nella legge per come si presenta ora, la rete aperta è a rischio. Le compagnie di telecomunicazioni lo sanno bene e stanno facendo lobbying, addirittura 17 grandi aziende (tra cui Deutsche Telekom, Nokia, Vodafone e BT, ndr.) hanno minacciato di non investire nella nuova generazione di reti 5G. Noi, gli utenti di internet, non abbiamo lobbisti ma siamo milioni: cittadini comuni, imprenditori, attivisti, ong, noi tutti conosciamo il potere dell’internet aperto e vogliamo proteggerlo”.
La scelta di Bruxelles. Oggi chi si è speso per “correggere le falle” della normativa esulta vittoria: le linee guida del Berec confermano la tutela della neutralità della rete. La storia ha molte analogie con quanto è già successo negli Stati Uniti: anche in quel caso, quando la net neutrality stava incrinandosi, la Federal Communications Commission, la authority statunitense, su spinta dello stesso Barack Obama, avviò una consultazione pubblica e infine blindò la rete uguale per tutti. Il presidente Usa ringraziò in quel caso i quattro milioni di americani che avevano sommerso la Fcc con lettere e messaggi. Ora tocca all’Unione: “L’Europa, con l’emanazione delle linee guida di Berec, diventa finalmente una apripista nella salvaguardia dell’internet aperto, competitivo e neutrale”, commenta Joe McNamee, direttore di Edri, l’associazione europea per i diritti digitali. “Questa è una vittoria della società civile – festeggia la europarlamentare pirata Julia Reda – e abbiamo evitato la catastrofe. Grazie quindi a tutti i cittadini che si sono spesi: ma sappiatelo, bisogna rimanere in guardia, temo che la lotta per la difesa della neutralità non finisca qui”. Negli Usa andò proprio così: le telco, sconfitte, diedero battaglia alla Fcc – ma infine, in quel caso, la neutralità l’ha spuntata.

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