La guerra hacker diventa guerra software per la geopolitica

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Il Pentagono mette al bando produttori di software russi e cinesi. Il Dipartimento della Difesa starebbe preparando una “lista nera” di prodotti software. L’idea è di “convincere” i contractor a non usarli.

Sicurezza informatica e geopolitica: se l’abbinata fino a qualche tempo fa si poteva considerare relegata a qualche film hollywoodiano, oggi sembra ormai rappresentare uno dei punti fermi dell’amministrazione a stelle e strisce.

Dopo l’accanimento nei confronti di Kaspersky, di cui abbiamo parlato ampiamente, gli USA ampliano il raggio d’azione e preparano un’offensiva su larga scala nei confronti dei prodotti software esteri che, a loro giudizio, potrebbero pregiudicare la sicurezza nazionale.

A riportarlo è Defense One, che in un articolo cita le parole della direttrice del settore acquisti del Dipartimento della Difesa USA Ellen Lord.

L’iniziativa, che per il momento non viene descritta come un vero e proprio diktat, punta a “scoraggiare” l’utilizzo dei software in questione in ambiti considerati particolarmente sensibili come quello aerospaziale, militare e dei servizi professionali rivolti agli enti federali.

Pentagono
Le motivazioni addotte sono legate alla sicurezza nazionale, ma la sensazione che la vera guerra a cui si pensa sia quella commerciale è piuttosto forte.

Nel dettaglio, i software messi al bando sarebbero quelli di provenienza russa e cinese, cioè delle due super-potenze economiche con le quali gli Stati Uniti competono a livello globale.

A margine delle dichiarazioni riguardanti la lista nera in fase di elaborazione da parte del Pentagono, Ellen Lord ha toccato altri argomenti legati al tema della sicurezza informatica.

Un passaggio particolarmente significativo è quello in cui lancia l’allarme legato alle normative straniere (e il riferimento è ancora una volta a Russia e Cina) che subordinano la possibilità di commercializzare software statunitensi a un preventivo controllo del codice sorgente da parte dell’intelligence.

“Tutto questo potrebbe consentire ai governi stranieri di scoprire vulnerabilità che in seguito potrebbero sfruttare” avrebbe dichiarato la Lord. Insomma: dalle parti del pentagono sembra comincino a pensare a una forma di autarchia nel settore del software.

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