La fake-news sui social risponde a bisogni interiori dell’individuo

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Fake news, analisi di un fenomeno con conseguenze anche legali. Fake news, sono sempre esistite. Il web ha ampliato i suoi effetti. Cosa favorisce la loro diffusione, nonostante le possibili conseguenze sul piano civile e penale?

Fake news, un fenomeno “vecchio” quanto l’umanità

Fake news, il fenomeno rimanda a una o più informazioni con supporto documentale prossimo allo zero, finalizzate a creare un’opinione diffusa su larga scala. Step necessario per la sua sedimentazione cognitiva più profonda, in grado di creare progressivamente una mentalità.

Se ne parla tanto, ma il fenomeno è antico quanto l’uomo. Il mito biblico del serpente che colpisce emotivamente Eva con l’inganno della conoscenza del bene e del male correlata al mangiare il frutto proibito, rappresenta la prima fake news più conosciuta nel mondo occidentale.

Storicamente la prima falsa notizia risale a  una  lettera mai scritta dal generale spartano Pausania, che lo portò ad essere accusato di alto tradimento.

L’arte della retorica elaborata di sofisti e basata sull’argomentare e persuadere rappresenta la prima strategia sistematica per costruire una verità, attraverso la manipolazione verbale o scritta.

Citiamo sinteticamente altre fake news come la presunta guarigione di Costantino operata dal papa Silvestro, la falsa morte di Napoleone Bonaparte (1814), l’inesistente piano degli ebrei per impossessarsi di tutte le ricchezze del pianeta (1921)…fake-news

L’amplificazione del fenomeno con l’avvento del Web 2.0

Il fenomeno delle fake news si è diffuso esponenzialmente grazie all’affermazione della grande piazza virtuale del Web 2.0. Questa agorà virtuale ha riconfigurato le tradizionali coordinate spazio/temporali. Le tante realtà locali, infatti stanno convergendo simbolicamente in un unico villaggio globale, dove la velocità è il nuovo paradigma postmoderno, rideterminando il tempo in un tempo senza tempo, ( Castells 2002) o in un tempo istantaneo (Urry).

Soprattutto la velocità tende a ridurre lo spazio per il pensiero riflessivo e critico, favorendo costrutti di senso, determinati dal piacere e colpire che caratterizza la società della seduzione (G. Lipovetsky 2019). Tutto questo ci porta a preferire i clic irriflessi su “I like” o su “Condividi” perché riteniamo vera una notizia solo per il suo contenuto emotivamente interessante.

Aggiungo che molte fake news sono efficaci perché si adattano ad alcune predisposizioni del nostro essere. Per Eva e Adamo era il bisogno di diventare uguali a Dio, per noi questo si declina con la paura e l’angoscia. La prima predisposizione scatta quando si ha la percezione anche fisica di un pericolo (aereo, straniero). La seconda, invece rimanda alla radicalità della nostra esistenza, fondata sulla vertigine della libertà (Kierkegaard) che ci porta a pensarci come non determinati (L’esistenza precede l’essenza, J. P. Sartre). Il risultato di questa operazione immanente che espelle ogni riferimento alla trascendenza o al Totalmente Altro (K. Jaspers) è la solitudine e l’esposizione all’insensatezza pulviscolare e quindi alla difficile razionalizzazione di quei fenomeni (V. Coronavirus) che riposizionano la morte al centro della nostra attenzione.

Quando avviene l’incontro tra l’uomo che ha inventato la tecnica, espressione del suo bisogno di dominare la realtà e l’insensato, allora assistiamo alle scene di isterismo di massa.

I vantaggi per i creatori di fake news

Se consideriamo le fake news dal punto di vista degli autori, possiamo elencare solo interessanti opportunità e vantaggi.

Innanzitutto la fake news è un’opportunità per salire sul palcoscenico, ampliando il narcisismo, idealtipo del Web 2.0. In alcuni casi in modo visibile, altre volte in modalità anonima. In entrambi i casi, l’altro scompare come soggetto, divenendo oggetto per l’affermazione dell’Io ipertrofico. Scriveva S. Freud nel 1913: il narcisismo è il “completamento libidico dell’egoismo della pulsione di autoconservazione dell’uomo

Nel Web 2.0 il narcisista deve attuare la strategia del modellamento. Questa può riguardare il proprio corpo che viene alterato nelle sue proprietà fisiche (foto, video…); i contenuti scritti che possono non corrispondere alla propria personalità, favorendo profili multiformi e adatti all’ambiente di riferimento. Da qui non è difficile comprendere il processo di modellamento che coinvolge anche l’informazione adattata ai cliché della paura e dell’angoscia, i migliori vettori per la sua diffusione e quindi per il rispecchiamento  narcisistico del proprio Io.

A questo occorre aggiungere il vantaggio economico che si ottiene quando x utenti cliccano su “I like” e/o “Condividi”, ignari che in questo modo lasciano alcune “briciole di pane” (dati) relativi alle loro preferenze e utilizzati poi dal marketing del Web 2.0.

Fake news occorre stare attenti ai risvolti legali

Nel Web 2.0 l’anonimato non esiste. E’ possibile nascondere il proprio Ip pubblico, identificativo attribuito dal nostro provider (ISP), ma non azzerarlo. Eppure molti autori di fake news si illudono che sia possibile rimanere anonimi e quindi invisibili. Da qui la convinzione di rimanere impuniti che li porta in molti casi ad esagerare, rischiando anche di essere chiamati a rispondere per la violazione di alcuni reati penali o civili

Li cito sinteticamente.

  • Abuso della credulità popolare (art.661 c.p.);
  • offesa della reputazione altrui ( art. 595 c.p.);
  • turbativa del mercato interno dei valori e delle merci ( art. 501, co 1,c.p);
  • truffa (art. 640 c.p.);
  • concorrenza sleale (2598 c.c.).

Ma il codice può coinvolgere anche chi si limita a cliccare su “I like” o peggio su “Condividi”

In Svizzera una persona adulta è stata chiamata a difendersi dall’accusa di diffamazione, semplicemente per aver cliccato “I like” sotto otto messaggi che additavano di di razzismo e antisemitismo Erwin Kessler, noto presidente di un’associazione animalista.

In Italia la diffamazione presente nelle fake news, rientra tra i reati dolosi e necessita per essere perseguito della presenza di due condizioni: la consapevolezza e la volontà di commettere il reato.

Quindi…

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