Il cacciatore di fake news: “Dalla Francia in poi, elezioni a rischio. Così combatto la propaganda”, Maksymilian Czuperski dirige il “Digital Forensic Research Lab” dell’Atlantic Council di Washington. Ma ora la sua attenzione è concentrata sull’Europa: “Non basta la nostra piattaforma acchiappa-falsità, serve l’impegno di tutti i cittadini”.
Dopo le elezioni Usa, le cronache continuano a essere affollate di attacchi hacker. Tra gli ultimi episodi, i virus “iniettati” nelle sedi diplomatiche. Cosa dobbiamo aspettarci in questa “guerra dell’informazione”, ora che i grandi Paesi europei andranno al voto?
Sul fronte degli hackeraggi russi stanno venendo fuori nuovi elementi, ma io sono interessato soprattutto all’altro lato della faccenda: il sistematico sforzo nel produrre e far circolare la disinformazione. Posso dirle che lo sforzo è già in atto, e che le dimensioni del fenomeno sono notevoli. Del resto una conferma recente ci arriva proprio dall’intelligence francese, che parla di ingenti sforzi da parte della Russia per spingere verso una vittoria di Le Pen.
Anche Assange torna alla carica, con informazioni scomode su Emmanuel Macron. C’è secondo lei uno “schema di attacco” che si ripete?
L’operazione di WikiLeaks desta i miei sospetti, ma in ogni caso uno schema che si ripete c’è, ed è il seguente: il tentativo della Russia di destabilizzare il vecchio continente, e di mostrare – anche alla sua stessa popolazione – che le democrazie liberali fanno cilecca.
Come può dirlo? E se la propaganda è storia vecchia, questo specifico tentativo di cui parla che origini ha? Le tensioni per la crisi in Ucraina?
Senz’altro le fratture in Ucraina sono state un momento di svolta. So di cosa parlo, e non solo perché le conferme arrivano dall’intelligence, quella francese ad esempio. Lo so anche perché ho visto come funziona il meccanismo durante la guerra in Siria. Video diffusi dalle autorità russe, con immagini di bombe sulle forze anti Assad ad Aleppo – video veri, quindi -spacciati per video di bombardamenti sull’Isis. Basta mentire sul contesto, per manipolare la verità.
E nel caso delle fake news in funzione antieuropea, può fare un esempio?
Di recente un caso clamoroso di violenza operata da rifugiati in Germania, è stato inventato di sana pianta, ad esempio.
Come prevenire la disinformazione? La soddisfano le mosse dei governi e dei social media a riguardo? E lei, in particolare, come “combatte” le fake news?
Penso che l’unico vero rimedio sia l’assunzione di una responsabilità civica e sociale, nel controllare le notizie: pensiamoci bene, prima di diffondere un contenuto. Verifichiamolo. L'”engagement” di tutti noi è la prevenzione più efficace al falso. Io sto lavorando assieme ad altri enti a un grande progetto di verifica delle notizie, si chiama “First Draft News” e di per sé non è nuovo. Ma la novità è che adesso ci concentreremo sulle elezioni in Francia, con la piattaforma CrossCheck.
Cosa c’è di diverso tra un sito di fact checking tradizionale, e la piattaforma anti fake di cui parla?
Semplice: una volta bastava fare la “verifica dei fatti” sulla base di ciò che dicevano i politici o i media tradizionali. Ora invece la disinformazione è centrifuga, corre sui social. E’ qui che interviene il mio laboratorio, monitorando la galassia digitale, i contenuti falsi così come i troll: è lì che si insinua la propaganda.
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