Gli Stati Uniti rinunciano al contratto di supervisione su Icann, che gestisce il sistema degli indirizzi web. E’ l’alba di un modello di governance nuova, con impatti geopolitici ancora tutti da definire.
Dal 1 ottobre gli Stati Uniti rinunciano a quello che restava del proprio ruolo di ”supervisione tecnica” di internet. Lasceranno scadere oggi, infatti, il contratto che legava il dipartimento del commercio statunitense all’Icann, organizzazione no profit che gestisce il sistema degli indirizzi internet.
Equivale ad accettare formalmente che internet è ormai un bene globale, dove nessuno stato può avere un potere decisionale maggiore. ”Il passaggio non ha un effetto pratico, anche perché gli Stati Uniti non hanno esercitato un controllo effettivo su Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Number), ma svolgevano come un ruolo segretariale. Ma la novità ha un peso geopolitico e formale importante”, dice Stefano Trumpy, l’ingegnere che curò l’introduzione di internet in Italia come direttore dell’istituto Cnuce del Cnr di Pisa e ora attivo in diverse iniziative sula governance di internet (tra l’altro ha rappresentato l’Italia in Icann per cinque anni fino al 2014).
Il peso politico di questo cambiamento epocale si riflette bene nelle proteste dei repubblicani, come Ted Cruz e il candidato alla presidenza Donald Trump: stanno provando fino all’ultimo a contrastare questa decisione presa dal Governo americano. Secondo loro, è una rinuncia al ruolo di garanti, che avrebbero gli Usa, sulla libertà di internet. Sostengono che adesso altri Paesi, come Iran, Cina e Russia, potrebbero avere un peso decisionale sulla Rete, incoraggiando la censura e il controllo governativo sulle comunicazioni.
”Non è così. È come pensare che le persone che piantano i segnali stradali possano decidere quali auto circolano e quali no”, ha risposto Christopher Mondini, vicepresidente Icann. Di contro, sarebbe sbagliato sostenere che questo passaggio non ha alcun peso. ”Le pressioni, negli Usa e, in senso opposto, da Russia e Cina, dimostrano che un peso c’è: politico e di natura formale, più che sostanziale”, dice Trumpy. Internet diventa indipendente dagli Usa: questo ha un valore agli occhi dei governi, le cui attività sono ormai legate profondamente con le comunicazioni elettroniche.
”Entriamo in una fase di nebbia. Ancora non è chiaro come funzionerà il nuovo ruolo, più indipendente, di Icann e il vero ruolo dei vari governi; di Russia e Cina, soprattutto, che vorrebbero contare di più nelle decisioni”, aggiunge Trumpy. ”E può anche essere il primo passo per un’ulteriore globalizzazione della web governance. Per esempio, nei prossimi anni qualche governo potrebbe trasformare
Icann in una società di diritto internazionale, mentre ora è soggetta alle leggi Usa – insiste Trumpy. Oppure si può sollevare un’altra questione: per esempio, sul fatto che dei 13 router server fondamentali per il traffico internet ben dieci sono statunitensi”.
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