I grandi dell’ hi-tech e la sorveglianza di Stato: breve storia di un rapporto tormentato

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I grandi dell' hi-tech e la sorveglianza di Stato: breve storia di un rapporto tormentato
File illustration picture of a projection of binary code around the shadow of a man holding a laptop computer in an office in Warsaw June 24, 2013. An encrypted email service believed to have been used by American fugitive Edward Snowden shut down abruptly August 8, 2013, amid a legal fight that appeared to involve U.S. government attempts to win access to customer information. Lavabit LLC owner Ladar Levison said he has decided to "suspend operations" but was barred from discussing the events over the past six weeks that led to his decision. That matches the period since Snowden went public as the source of media reports detailing secret electronic spying operations by the U.S. National Security Agency. The U.S. Department of Justice had no immediate comment. TO GO WITH STORY USA-SECURITY/SNOWDEN-EMAIL REUTERS/Kacper Pempel/Files (POLAND - Tags: SCIENCE TECHNOLOGY BUSINESS POLITICS TPX IMAGES OF THE DAY)
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Lo scandalo del datagate, meno di tre anni fa, svelò come e quanto i nostri dispositivi fossero trasparenti alle agenzie di sicurezza. Poi le aziende hanno cominciato a dire no alle intrusioni, nonostante l’allarme seguito agli attacchi terroristici. Ma il braccio di ferro continua

Inizia ufficialmente il datagate, cioè lo scandalo globale per i programmi di intercettazione dell’Nsa statunitense svelati dal whistleblower Edward Snowden, ex informatico Cia. Un articolo firmato da Gleen Greenwald e pubblicato dal Guardian rende noto che “la National Security Agency sta attualmente raccogliendo le documentazioni telefoniche di milioni di utenti Verizon”. Ma, oltre a Verizon, sarebbero coinvolte anche altre due compagnie telefoniche: AT&T e Sprint Nextel. È solo l’inizio. Il 7 giugno, sul Washington Post, Barton Gellman e Laura Poitras svelano Prism: si tratta di un sistema che consentirebbe all’agenzia di intelligence USA di accedere direttamente ai server di determinate compagnie digitali. Per fare cosa? “Estrarre chat video e audio, fotografie, email, documenti e log-in di connessione che abilitano gli analisti a tracciare i target stranieri”. Un’intrusione di massa.

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