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I Big Data, quelle tracce digitali che ci lasciamo dietro su intenet

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Big data, i consumatori fanno squadra per dare più potere agli utenti. Assicurarci maggiori poteri sui big data. Quelle tracce digitali che quotidianamente ci lasciamo dietro in mille modi: per esempio, navigando sul web, leggendo un e-book, pagando con carta di credito. Dicono molto di noi, per questo fanno gola ai pubblicitari che li sfruttano per offrirci la réclame giusta al momento perfetto. Ma su di loro abbiamo, di fatto, poco controllo. Ribaltare il paradigma è l’obiettivo della dichiarazione “I miei dati contano”. Un documento sottoscritto oggi a Bruxelles, in Belgio, da cinque associazioni di consumatori europee e mondiali, tra cui l’italiana Altroconsumo

Tutto è nato da una constatazione: nell’attuale economia digitale questi dati sono la nuova fonte di profitto. Si stima che entro il 2020 il loro valore a livello europeo sarà pari a più di 700 miliardi di euro, circa il 4 percento del prodotto interno lordo del Vecchio continente. Da qui l’esigenza di garantire agli utenti la giusta parte del valore generato e allo stesso tempo il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali.
In particolare, la dichiarazione – disponibile qui insieme al manifesto #MyDataisMine che è possibile firmare – si propone tre obiettivi: assicurarsi che i dati personali e la privacy dei consumatori siano rispettati; sia prevista l’opportunità per le persone di giocare un ruolo chiave nella nuova economia; siano stabilite le condizioni di un’economia digitale che garantisca ai consumatori la giusta parte dei profitti in un ambiente economico stabile e sicuro.
Dopo la firma, avvenuta in occasione di un seminario a cui hanno partecipato anche esponenti delle aziende e istituzioni, il prossimo step è presentare il documento agli attori internazionali dell’economia digitale.”Costruire relazioni stabili tra organizzazioni che tutelano gli interessi dei consumatori e piattaforme dell’economia digitale è strada obbligata per rendere i big data e l’internet delle cose strumenti di libertà anziché di condizionamento subdolo della nostra libertà di scelta”, ha commentato Marco Pierani di Altroconsumo.
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