Tutto è nato da una constatazione: nell’attuale economia digitale questi dati sono la nuova fonte di profitto. Si stima che entro il 2020 il loro valore a livello europeo sarà pari a più di 700 miliardi di euro, circa il 4 percento del prodotto interno lordo del Vecchio continente. Da qui l’esigenza di garantire agli utenti la giusta parte del valore generato e allo stesso tempo il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali.
In particolare, la dichiarazione –
disponibile qui insieme al manifesto #MyDataisMine che è possibile firmare – si propone tre obiettivi: assicurarsi che i dati personali e la privacy dei consumatori siano rispettati; sia prevista l’opportunità per le persone di giocare un ruolo chiave nella nuova economia; siano stabilite le condizioni di un’economia digitale che garantisca ai consumatori la giusta parte dei profitti in un ambiente economico stabile e sicuro.
Dopo la firma, avvenuta in occasione di un seminario a cui hanno partecipato anche esponenti delle aziende e istituzioni, il prossimo step è presentare il documento agli attori internazionali dell’economia digitale.”Costruire relazioni stabili tra organizzazioni che tutelano gli interessi dei consumatori e piattaforme dell’economia digitale è strada obbligata per rendere i big data e l’internet delle cose strumenti di libertà anziché di condizionamento subdolo della nostra libertà di scelta”, ha commentato Marco Pierani di Altroconsumo.
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