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Criptovalute e bitcoin nel gaming online anche in Italia

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Bitcoin, la nuova frontiera del gioco online. Rebus normative (e il punto in Italia). Il mondo del gaming strizza l’occhio alle criptovalute. Dagli Stati Uniti alla Ue, è corsa alla regolamentazione.

La pallina che gira nella roulette, il rumore delle carte smazzate sul tavolo da poker, il tintinnare delle fiches. Il brivido del casinò si è ormai dematerializzato, con il gioco online che ha toccato un giro d’affari da  346 miliardi di dollari. E anche in Italia, lo scorso anno, i giocatori che hanno sfidato la sorte online hanno speso un miliardo di euro, con una crescita a doppia cifra. Non stupisce, dunque se il mondo del gaming ha da subito strizzato l’occhio ai Bitcoin e alle sue sorelline minori, una famiglia che conta un migliaio di criptovalute per la bellezza di 122 miliardi di capitalizzazione.

Nel 2014 è nato BetVip, primo bookmaker con regolare licenza che accetta solo puntate in Bitcoin. Da lì in poi anche le grandi realtà internazionali hanno aperto alla novità: nel 2015 sono spuntati i primi casinò online come Bitcasino.io nei quali ci si siede al tavolo solo con moneta Bitcoin, nel 2016 Bodog, 5dimes e NetBet hanno inserito la criptovaluta tra i sistemi di pagamento. Anche il mondo del poker ha cavalcato la novità: è nato EtherPoker, un network di gioco che basa le sue transazioni sull’Ethereum, mentre  Americas Cardroom, la principale poker room negli Stati Uniti, ha appena aperto ai pagamenti con moneta virtuale.

Le criptomonete, spiega all’agenzia specializzata Agipronews Marco Planzi, direttore dell’Osservatorio Gioco On Line del Politecnico di Milano, “sono un’opportunità per gli operatori di gioco e per i consumatori perché, nonostante le consistenti fluttuazioni nel loro valore, consentono di evitare le commissioni richieste normalmente dai circuiti di pagamento (carte di credito o eWallet) per i depositi e i prelievi sui conti di gioco”.

La rivoluzione è partita dalle piccole giurisdizioni, come Curaçao e l’Isola di Man. Successivamente la Gambling Commission inglese (il primo mercato di gioco online per dimensione e tradizione in Europa) ha risolto in modo molto semplice la controversia e da novembre 2016 considera i Bitcoin e le valute digitali uno strumento di pagamento equivalente a contanti e carte di credito, soggetto quindi all’esistente normativa sul gioco. Anche la Dirección General de Ordenación del Juego in Spagna si è espressa in modo analogo alla Gambling Commission e obbliga a richiedere la concessione anche i casinò online che raccolgono puntate solo in Bitcoin. Altro mercato che dovrebbe consentire l’utilizzo, in un futuro prossimo, è Malta.

E, infatti, l’isola paradiso del gaming si sta muovendo. Joseph Cuschieri, Ceo della Malta Gaming Autorithy, svela ad Agipronews che è in arrivò una proposta di regolamentazione delle criptovalute per gli operatori di gioco con licenza nell’isola. Sono già state coinvolte la banca centrale di Malta e le autorità finanziare per realizzare uno studio. Il via libera regolato a Bitcoin e monete virtuali, sottolinea Cuschieri, “potrebbe avere un impatto anche sull’industria dei servizi finanziari, con potenziali implicazioni economiche nazionali. Per gestire questa opportunità in modo pragmatico, dobbiamo coinvolgere tutte le autorità interessate in modo da creare un robusto quadro normativo che consentirà agli operatori locali di avventurarsi in questo settore in modo controllato. Questo approccio porterà Malta all’avanguardia dell’innovazione”. Tra l’altro, sul fronte europeo ci sono aggiornamenti normativi in corso di adozione che potrebbero influire positivamente. In particolare, “le modifiche proposte alla quarta direttiva Ue contro il riciclaggio di denaro, che prevedono di inserire chi gestisce le operazioni di scambio e conservazione delle monete virtuali nella lista di soggetti obbligati alle segnalazioni antiriciclaggio”.

E da noi? “La normativa – spiegano dal Politecnico – è all’avanguardia e particolarmente stringente in materia di antiriciclaggio e di tutela dei consumatori, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli non ha espresso pareri specifici a riguardo. Gli operatori legali italiani sono quindi fortemente scoraggiati nell’accettare pagamenti in Bitcoin proprio per i rischi e le responsabilità legali connesse all’antiriciclaggio e ad oggi nessun concessionario legale ha attivato questo canale di pagamento”.

Intanto, il valore dei Bitcoin continua a crescere nonostante la guerra cinese e le montagne russe dei prezzi: viaggia oltre i 4mila dollari con una capitalizzazione di circa 70 miliardi. Ad oggi (dati Politecnico-Agipronews), il numero di nodi Bitcoin raggiungibili nel mondo è 9556, la maggior parte di essi si trova negli USA (27,53%), al secondo posto c’è la Germania (17,69%) seguita da Francia (7,08%) e Cina (5,22%). L’Italia si trova al 23° posto con 53 nodi attivi (0,006%) e la maggior parte di essi si trova nelle regioni del nord. A questi si aggiungono tutti gli utenti che utilizzano dei wallet, cioè i portafogli elettronici intermediati.

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