Big data e Big Code un mega archivio presso l’Enea a Bologna

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Big data e Big Code un mega archivio presso l'Enea a Bologna
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Archivio software heritage, un mirror a Bologna. Una copia del più grande archivio di software aperti del mondo prenderà casa a Bologna. Si tratta del ‘mirror’ di Software Heritage e sarà ospitato nel centro Enea.

Sei miliardi di file sorgente, 90 milioni di progetti. Sono le dimensioni dell’impresa titanica di salvataggio dei programmi di tutto il mondo, che il progetto ‘Software Heritage‘ vuole trasferire in copia sincronizzata al centro Enea di Bologna, nel primo nodo italiano del progetto.

La novità ‘bolognese’ è stata presentata in mattinata durante After Futuri Digitali, la kermesse organizzata dall’Agenda Digitale dell’Emilia-Romagna e dedicata alle nuove tecnologie e alla diffusione della cultura digitale. Software Heritage è online da circa un anno: una biblioteca di Alessandria con miliardi di codici sorgente, le spine dorsali dei programmi software.

Mega-archivio software aperto a Bologna: “Sarà a disposizione di tutti” | VIDEO

Archivio software heritage, un mirror a Bologna
Archivio software heritage, un mirror a Bologna

Il progetto, nato in Francia a Roquencourt, ora sta per essere ritrasmesso sotto le Due Torri, all’interno del centro ricerca Enea. Un archivio monumentale -non a caso il progetto è sviluppato in collaborazione con l’Unesco– che mira a contenere tutto il software noto sulla faccia della terra.

Per ora, e con numeri del tutto invidiabili, Software Heritage tiene dentro di se liberamente consultabili e open source, programmi come quello che comandò le strumentazioni dell’Apollo 11. Il mirror bolognese dell’archivio sarà il primo in Italia. A controllare il progetto è Inria, l’agenzia per l’innovazione pubblica francese, ma robusti sponsor sono alcune big, come Intel o Microsoft.

L’obiettivo non è solo di conservare delle ‘reliquie’ tecnologiche. Lo scopo vuole essere di far ‘parlare’ questo bagaglio di conoscenze con il presente, e in forma liberamente accessibile.

Ne è convinto Roberto Di Cosmo, ordinario di informatica all’università di Parigi, che assieme a Stefano Zacchiroli ha animato il progetto in Francia con l’aiuto dell’istituto di ricerca d’oltralpe e che qui ha Bologna ha trovato un po’ di spazio, sia in Ateneo (l’università finanzia con una piccola cifra il progetto) che in Regione, rappresentata dall’assessore all’istruzione Fabrizio Bianchi. A presentare la novità anche Simonetta Pagnutti e Paola Salomoni, rispettivamente di Enea e Unibo.

Il software prodotto dall’uomo “è un patrimonio” commenta Di Cosmo, che spiega  come “accogliere e rendere disponibile a tutti tutto il codice sorgente” permette non solo di mantenere traccia di quanto fatto, ma anche “di costruire un unico catalogo per i codici sorgenti, un archivio vero e proprio, con chiavi di ricerca e metadati”, una infrastruttura di ricerca per analizzare tutto il codice presente nel mondo, in forma aperta e accessibile.

Archivio software a Bologna: oltre i Big Data, i Big Code

“Il 90 per cento del codice nuovo, dei nuovi programmi, si basa su quello vecchio” osserva Di Cosmo, che però ammette come la comunità dei programmatori e degli sviluppatori “non sia riuscita a convincersi fino a ora della necessità di una infrastruttura” che racchiudesse tutto questo sapere.

Il mega-archivio di codice software, di stanza in Francia, avrà una sua copia ridondante-in termini tecnici ‘mirror’, specchio- qua a Bologna. Tutto materiale preziosissimo per accademici e ‘smanettoni’, una vera e propria miniera di codice liberamente fruibile per produrne potenzialmente figli e nipoti, per generazioni.

L’idea è quella di una infrastruttura del software, dei programmi che si usano tutto il giorno, o almeno di un deposito dal quale prelevare i dati e rielaborarli, per sviluppare nuove idee, sia a scopo accademico che non. Non solo, la localizzazione prossima ad altri centri di ricerca golosi di dati (non da ultimo il centro meteo e il Tecnopolo), creerà -questi i desiderata dei promotori- il terreno di coltura per il fiorire dei nuovi mestieri dedicati all’hi-tech, ovviamente dal lato del software.

E’ la visione auspicata da Bianchi, che osserva: “Nella nostra strategia avevamo un obiettivo di fare di Bologna e dell’Emilia-Romagna un hub europeo della ricerca nel campo dei big data e del super-calcolo. Ora lo diventa anche per i big code, confermandosi vera e propria ‘data valley’ europea”, rivendica l’assessore. “Custodire questo straordinario archivio di saperi digitali, contribuire all’obiettivo di raccogliere, conservare e soprattutto condividere la storia del pensiero computazionale da cui ha avuto origine la rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo”.

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