5g, intelligenza artificiale e quantum computing: è guerra cibernetica alle aziende.
Le mafie Informatiche. Parliamo ormai di cybercrime ormai dominato dalle mafie e grandi organizzazioni criminali, che attraverso gli attacchi movimentano enormi giri d’affari, in parte poi reinvestiti nella ricerca di virus sempre più sofisticati, in tecniche di ricostruzione delle fisionomie e delle personalità sulla base dei dati. Su un altro piano, quello dello spionaggio geopolitico, industriale e furto di proprietà industriale, si muovono gli Stati sovrani e i regimi dittatoriali, con investimenti massicci e il supporto dei sistemi di intelligence. E sono proprio le intelligence estere ostili da temere, in una guerra che non è solo commerciale. Accenture in un rapporto sulla sicurezza informatica lancia l’allarme sul rischio sottovalutazione che stanno correndo le aziende ora col boom del telelavoro. Anche per il rischio che le tecnologie emergenti portano con sé. Infatti, solo il 55% dei Chief Security Officer intervistati (CSO) ritiene utile adottare politiche di sicurezza per la protezione delle tecnologie di Artificial Intelligence adottate e la percentuale scende al 36% degli intervistati per il 5G, al 32% per l’Extended Reality e al 29% per il Quantum Computing.
Le nuove tecnologie. Sebbene l’innovazione sia oggi più che mai indispensabile a tutte le organizzazioni per garantirsi sostenibilità e crescita, l’adozione di tecnologie emergenti quali Artificial Intelligence (AI), 5G, Quantum Computing e Extended Reality (XR) sta portando un significativo cambio di paradigma in termini di sicurezza informatica. Come attesta la nuova ricerca Accenture le aziende stanno accelerando gli investimenti in tecnologie innovative. Infatti, il 34% degli intervistati dichiara che, solo nell’ultimo anno, oltre 500 milioni di dollari sono andati a favore di AI, 5G, Quantum Computing ed Extended Reality mentre il 9% ha investito più di 1 miliardo di dollari. Col 5g ad esempio le aziende saranno costrette a fare i conti con il considerevole aumento del volume dei dati e della velocità delle informazioni, elementi da non trascurare in termini di sicurezza. In uno scenario in cui numerosi dispositivi con applicazioni diverse sono collegati a una infrastruttura di rete che permette velocità di scambio di dati significative e latenza minima, aumenta il rischio che una singola vulnerabilità riscontrata in una tipologia di device, o un eventuale errore di configurazione, possa esporre in brevissimo tempo un’enorme mole di dati, dando l’accesso a informazioni riservate o consentendo il controllo di un device.
Serve un cambio di paradigma. L’attività risulta ora estremamente più rischiosa vista l’enorme quantità di Vpn aziendali aperte per consentire il lavoro da remoto che potenzialmente apre infinite porte di accesso agli attacchi informatici. Questo scenario ha inevitabilmente attirato l’attenzione di attori ostili intenzionati a sfruttare l’ampliamento della superficie di attacco delle infrastrutture IT delle aziende derivante dall’utilizzo massivo del telelavoro e dello smart working, recita una recente analisi degli esperti di cybersecurity di Leonardo. D’altronde «assistiamo ad un aumento esponenziale di device aziendali connessi a reti locali domestiche di cui fanno parte molti altri dispositivi altrettanto connessi (gateway residenziali, smart phones, stampanti, telecamere, smart TV), spesso non aggiornati e non adeguatamente gestiti dal punto di vista della sicurezza informatica o che addirittura presentano vulnerabilità non ancora note ai produttori».
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