40 anni fa il primo passo verso l’Internet delle cose

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40 anni fa il primo passo verso l'Internet delle cose
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Con le prime schede per ‘dialoghi’ tra pc e strumenti di misura. Stati Uniti, 1976. Mentre in un anonimo garage californiano nasceva la mitica Apple di Steve Jobs, in un altro garage ad Austin, in Texas, prendeva forma una delle tecnologie che avrebbero aperto le porte all’Internet delle cose facendo dialogare le macchine fra di loro: era una scheda di interfaccia capace di far comunicare gli ‘antenati’ dei personal computer con gli strumenti di misura usati nei laboratori scientifici. Fu con questo prodotto, sviluppato da James Truchard, Jeff Kodosky e Bill Nowlin, che nacque la National Instruments.

”Erano tutti e tre ingegneri all’Universita’ del Texas e, per lavoro, si trovavano ad affrontare quotidianamente l’esigenza di automatizzare le misure che facevano in laboratorio”, spiega Matteo Bambini, responsabile marketing per l’Europa dei sistemi integrati di National Instruments..

Dopo il lancio sul mercato della scheda di interfaccia GPIB, nel 1977, i tre ingegneri texani hanno sviluppato molte altre tecnologie che hanno segnato tappe importanti nel mondo della ricerca e dell’innovazione: dal software LabView, che nel 1986 ha permesso per la prima volta una programmazione grafica e piu’ intuitiva, fino alla prima scheda di acquisizione dati destinata al mercato di massa, che nel 1988 ha trasformato il computer stesso in uno strumento che funziona in autonomia senza il bisogno di essere collegato a strumenti di misura esterni.

”Tutta la storia di National Instruments si e’ evoluta in simbiosi con il mondo dei pc fin dai suoi albori – sottolinea Bambini – con l’obiettivo di fornire strumenti all’avanguardia che potessero promuovere l’innovazione, sia nella ricerca accademica che in quella industriale”. Tanti i clienti eccellenti, dal Cern di Ginevra per il piu’ grande acceleratore di particelle del mondo (il Large Hadron Collider, Lhc) ai colossi delle telecomunicazioni come Nokia, dagli esperti della Hyundai per gli esoscheletri robotizzati ai bioingegneri della Berlin Heart autori del primo cuore artificiale per bambini.

”La nuova sfida per il futuro sara’ trasformare l’Internet delle cose in una realta’ concreta”, aggiunge Bambini. ”La rivoluzione riguardera’ innanzitutto i processi produttivi nelle fabbriche, che saranno sempre piu’ automatizzati: il primo passo sara’ quello di trovare una ‘lingua’ comune con cui far parlare fra loro le macchine”.

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