Studio sui vaccini e risposta del sistema immunitario

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Il sistema immunitario non è per tutti uguale. Uno studio in Africa subsahariana mostra che la risposta del sistema immunitario ai vaccini cambia in base ad età, stato di salute e provenienza.

La prontezza del sistema immunitario nel rispondere a un vaccino dipende dall’età, dal luogo in cui si vive e dalla presenza o meno di pregresse condizioni di salute, come l’anemia. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori in uno studio incentrato sui fattori che aumentano l’efficacia delle vaccinazioni sui bambini: non è detto che una stessa campagna vaccinale ottenga risultati equiparabili in due Paesi molto distanti per condizioni socio-economiche, o su gruppi di pazienti di diverse fasce di età.

Quali fattori influiscono sulla risposta del sistema immunitario? Rispondere a questa domanda migliorerà l'efficacia delle campagne vaccinali. | Image courtesy of Dr Natalia Guimaraes Sampaio for the Babraham Institute
Quali fattori influiscono sulla risposta del sistema immunitario? Rispondere a questa domanda migliorerà l’efficacia delle campagne vaccinali. | Image courtesy of Dr Natalia Guimaraes Sampaio for the Babraham Institute

Una spinta in più. La ricerca pubblicata su Science Translational Medicine ha analizzato nel dettaglio il sistema immunitario di un ampio gruppo di bambini di Tanzania e Mozambico, attraverso ripetuti prelievi di sangue nell’arco di 32 mesi. I primi anni di vita rappresentano un periodo cruciale per lo sviluppo delle difese dell’organismo, ma anche una finestra di maggiore vulnerabilità alle infezioni. Nei Paesi a medio e basso reddito, questi anni sono quelli di massima incidenza di malattie potenzialmente letali. Le vaccinazioni proteggono dal contagio, ma nelle popolazioni fragili dal punto di vista sanitario non sono sempre altrettanto efficaci. Capire quali siano le condizioni ideali per una risposta positiva dell’organismo potrebbe salvare milioni di vite.

Quando vaccinare? I bambini africani che hanno partecipato allo studio facevano parte del gruppo sottoposto alla “fase 3” dei test clinici di un vaccino sperimentale contro la malaria chiamato RTS,S (Mosquirix). I dati sul sistema immunitario di questo primo gruppo sono stati confrontati con quelli di bambini coinvolti in un altro studio clinico in Olanda. La malaria interessa ogni anno 219 milioni di persone nel mondo, e ne uccide 435 mila. Individuare i fattori che più di tutti influenzano la risposta al vaccino sarebbe di grande aiuto.

Dalle analisi è emerso che il sistema immunitario affronta una serie continua di trasformazioni nei primi cinque anni di vita: mano a mano che matura diventa più vigile e attivo, e le vaccinazioni hanno una maggiore efficacia su quelli già “attivati”. Per questo motivo, l’età sembra avere un ruolo importante, nella risposta ai vaccini. Inoltre, se è vero che le cellule immunitarie si sviluppano seguendo un percorso prestabilito durante l’infanzia, la velocità di questo sviluppo varia da un continente e l’altro e persino all’interno dello stesso: cambiava tra Tanzania e Olanda, ma anche tra Tanzania e Mozambico.

«Abbiamo scoperto che certe componenti del sistema immunitario dei bambini africani si sviluppano più rapidamente di quelle dei bambini olandesi, probabilmente per la significativa esposizione a malattie infettive e per la crescita in ambienti diversi dal punto di vista dei patogeni e nutrizionale» spiega Danika Hill, tra gli autori.

Carenze nutrizionali. Infine, anche l’anemia – una riduzione patologica dei globuli rossi incaricati di trasportare l’ossigeno nel sangue – sembra influire sullo sviluppo del sistema immunitario: i bambini anemici sono risultati meno sensibili al vaccino antimalarico. Test di laboratorio hanno confermato che la carenza di ferro, una delle cause dell’anemia, riduce l’abilità dei linfociti B di produrre anticorpi. Nell’Africa subsahariana, l’anemia (legata alla malnutrizione e alla prevalenza di parassiti intestinali) interessa oltre il 65% dei bambini in età prescolare ed è associata a un rischio aumentato di morte e di problemi cognitivi. L’integrazione del ferro potrebbe migliorare la risposta ai vaccini in questi piccoli pazienti.

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