Stando ai risultati di un’indagine condotta da ricercatori del Department of Health Sciences della Lund University svedese e descritta su Acupucture in medicine, la soluzione a questo disturbo potrebbe venire dall’agopuntura. Si ritiene che questo malessere sia dovuto alla presenza di bolle aria nell’intestino per cause a volte non facili da individuare: dall’immaturità del sistema digerente alla difficoltà nella suzione, da una dieta materna inadeguata fino all’ansia dei genitori. Secondo lo studio, l’antica tecnica cinese, praticata sui lattanti per due volte a settimana per due settimane, sarebbe in grado di alleviare il colic infant, in maniera significativa e sicura.
Lo studio. Il trial svedese ha coinvolto 4 centri di salute infantile. Tutti i bambini coinvolti, 147, rispondevano al criterio diagnostico per la colica del lattante, cioè alla cosiddetta regola del 3 ore al giorno di pianto per almeno 3 giorni a settimana. Avevano tutti da 2 a 8 settimane di vita, godevano di buona salute. Suddivisi in tre gruppi in modo randomizzato, cioè casuale, al primo è stata praticata l’agopuntura due volta a settimana per 2-5 secondi su un singolo punto di applicazione, al secondo per più di trenta secondi su massimo 5 punti di applicazione. Al terzo gruppo, il controllo, l’agopuntura non veniva praticata affatto. Per tutta la durata dello studio i genitori hanno annotato su un diario durata e frequenza del pianto e hanno partecipato a incontri bisettimanali che prevedevano visita per i bambini e colloqui con personale sanitario per gli adulti.
Col tempo il pianto diminuisce, con l’agopuntura di più. Tutti i neonati che hanno completato il trial, 144, sia che fossero sia che non fossero stati trattati con agopuntura, alla fine della sperimentazione piangevano meno. Come d’altronde gli stessi autori si aspettavano, visto che le coliche tendono naturalmente a diminuire col tempo. Ma nel corso della seconda settimana di studio, mentre tra i neonati del primo gruppo a piangere erano 16 e nel secondo 21, tra i piccoli del terzo gruppo, quelli che non erano stati trattati, ad avere ancora crisi di pianto da colica erano in 31: una differenza statisticamente significativa secondo i ricercatori. E una differenza che peraltro continuava ad essere registrata anche sei giorni dopo la fine del dell’intervento: a trattamento ultimato i bambini sottoposti ad agopuntura continuavano a piangere meno.
I bambini piangono per comunicare. “Il pianto e l’agitazione sono normali sistemi di comunicazione per il neonato, quindi obiettivo dei trattamenti è quello di ridurre non di azzerare il pianto – spiegano gli autori – . Per questo è importante registrare quanto e quanto a lungo i bambini piangono per intervenire solo sui neonati il cui pianto sia effettivamente eccessivo. Chiarito ciò, per i bambini che piangono per più di tre ore al giorno l’agopuntura può essere un opzione”.
Non tutto è colica. Secondo l’interpretazione occidentale, neurobiologica, l’applicazione di aghi su punti e lungo percorsi specifici a seconda del tipo di patologia, avrebbe un effetto antidolorifico mediato dalla produzione di endorfine. “Sebbene avremmo bisogno di studi ulteriori che dimostrino questo effetto nella popolazione pediatrica, non si può escludere che l’agopuntura possa essere efficace anche sui bambini molto piccoli”, spiega Laura Reali, pediatra di famiglia a Roma, e referente nazionale per la formazione di ACP, Associazione Culturale Pediatri – E’ necessaria una considerazione. Non è detto che tutti i lattanti che ricadono nel principio diagnostico utilizzato per le coliche (la regola del 3, ndr) che sono molti, anche il 16 %, soffrano effettivamente di coliche. C’è anche una letteratura, non solo recente, secondo la quale una quota di questi bambini potrebbe non soffrire di disturbi gastrointestinali ma di difficoltà di comunicazione, di relazione con la madre. Una relazione che ancora non funziona, ma che naturalmente può migliorare. Il bambino potrebbe piangere – ancora Reali – perché vuole carezze, contatto, per esempio. L’adulto potrebbe non comprenderlo. Non è una questione di capacità o di ‘bravura’ degli adulti, ma di un rapporto che va costruito. A volte può essere più difficile. C’è anche da tenere presente il carattere dei bambini: siamo diversi, anche loro lo sono”.
Se si dorme poco. Ma nel frattempo si dorme poco, si vive stressati, anche per mesi. In questo senso ben vengano nuove opzioni di intervento. O no? “Il problema è che se interviene uno stato di preoccupazione e stress negli adulti che li spinge a cercare soluzioni immediate, si tratti di agopuntura, di blandi antispastici o altro, la relazione tra genitore e neonato potrebbe non migliorare. E se così fosse sarebbe un’occasione mancata. Insomma le coliche, sono certamente un problema per una quota di neonati. Ma è difficile credere – conclude la pediatra – che la causa del pianto protratto, agitato, frequente di un bambino siano siano sempre le coliche”.
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