Sconfiggere i superbatteri. “Al momento il piano è pronto, e attendiamo solamente un parere dell’Ecdc, l’autorità europea che si occupa di sorveglianza e prevenzione sanitaria”, spiega Guerra. “La versione finale comunque è attesa per la primavera di quest’anno, e successivamente si provvederà alla condivisione con le regioni, alla sua approvazione e all’uniforme applicazione su tutto il territorio nazionale”. Manca ancora qualche mese quindi, ma presto l’Italia dovrebbe munirsi delle armi necessarie per combattere questa importante battaglia. Uno scontro, spiega Guerra, che richiede un approccio “One Health”, ovvero uno sforzo congiunto di più discipline professionali: dai medici ai veterinari (perché spesso la resistenza si sviluppa negli allevamenti animali), al settore agroalimentare, all’economica e la comunicazione.
Le strategie. Il piano nazionale messo al punto dal Ministero prevede quindi interventi in diverse aree strategiche. Innanzitutto quella della comunicazione e dell’educazione dei cittadini e degli specialisti. Per il personale medico si tratta poi di combattere la prescrizione troppo liberale degli antibiotici (il cui uso scorretto aumenta il rischio che si sviluppi la resistenza), potenziare le capacità diagnostiche per individuare velocemente il farmaco più appropriato, razionalizzare le strutture ospedaliere e contrastare le cattive abitudini che favoriscono la trasmissione di superbatteri negli istituti di cura. Mentre per i cittadini la chiave è comprendere quando, e come, assumere i farmaci nel modo corretto. Evitando le “farmacie casalinghe”, in cui accumuliamo farmaci avanzati, e da cui abbiamo la tendenza ad attingere (spesso a sproposito) in caso di malanni. Il cuore del piano riguarda infatti la cosiddetta antimicrobial stewardship: cioè gli interventi in grado di garantire il miglior utilizzo degli antibiotici, in termini di appropriatezza ed efficacia. Accanto a queste iniziative, il Ministero prevede il rafforzamento delle attività di sorveglianza e della prevenzione e il controllo delle infezioni, e un aumento del sostegno alla ricerca e allo sviluppo di nuovi antibiotici. “Le azioni necessarie – sottolinea Guerra – non sono prive di costi nell’immediato, ma già nel prossimo futuro permetteranno un importante risparmio economico e di vite umane”.
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