Intercettazioni, via libera a riforma. E’ stato approvato, in via definitiva, il decreto legislativo che detta la nuova disciplina in materia di intercettazioni. Una riforma che punta a un “maggiore equilibrio fra rispetto delle esigenze investigative, tutela della privacy e diritto all’informazione”, fa sapere in una nota il ministero della Giustizia, e che ha “l’obiettivo di contemperare l’importanza strategica a interessi tutelati dalla Costituzione”.
“Il decreto legislativo approvato oggi dal Consiglio dei ministri – osserva ancora la nota – rivede infatti le disposizioni in materia confermando il ruolo delle intercettazioni come fondamentale strumento di indagine, ma al tempo stesso disciplinando con precisione il procedimento e le responsabilità della selezione delle comunicazioni intercettate, in modo da impedire l’indebita divulgazione di fatti e riferimenti a persone estranee all’oggetto dell’attività investigativa”.
“Il provvedimento, che ha recepito i pareri espressi dalle competenti Commissioni parlamentari – si legge ancora – introduce nel codice penale il delitto di ‘diffusione di riprese e registrazioni di comunicazioni fraudolente’ (con esclusione di quelle realizzate per esercizio del diritto di difesa o del diritto di cronaca) e dispone il divieto di trascrizione, anche sommaria, delle comunicazioni o conversazioni ritenute irrilevanti per le indagini. Viene inoltre rivista la disciplina del deposito degli atti, secondo una procedura in due fasi: al deposito delle conversazioni e delle comunicazioni, segue l’acquisizione soltanto di quelle rilevanti e utilizzabili, con il conseguente stralcio e custodia nell’archivio riservato di quelle irrilevanti e inutilizzabili”.
“Il pubblico ministero, al quale è rimessa la valutazione delle esigenze investigative, diviene il custode dell’archivio riservato e garantisce sulla riservatezza della documentazione, così da escludere, fin dalla conclusione delle indagini, ogni riferimento a persone e fatti estranei alla vicenda oggetto di attività investigativa. Nella riforma – spiega ancora il ministero della Giustizia – viene infine rivisto l’uso dei captatori informatici nei dispositivi elettronici portatili (i cosiddetti trojan horse), si semplifica l’utilizzo di intercettazioni nei procedimenti per i più gravi reati dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione e viene rafforzata la tutela della riservatezza nelle comunicazioni tra avvocato difensore e assistito”.
“Abbiamo un Paese che utilizza le intercettazioni per contrastare la criminalità e non per alimentare pettegolezzi o distruggere la reputazione di persone che non sono sottoposte a procedimenti penali”, ha affermato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, al termine del Consiglio dei ministri sottolineando: “Insomma, senza restringere, anzi autorizzando addirittura a intercettare in modo relativamente più agevole per i reati contro la pubblica amministrazione, senza restringere la facoltà di utilizzare le intercettazioni come strumento di indagine, ci sono una serie di vincoli e di divieti che impediscono invece di utilizzarle come strumento di diffusione di notizie improprie, che colpiscono e ledono la personalità di soggetti che talvolta non sono nemmeno coinvolti nelle indagini”.
Lascia un commento