Di chi ci ricorderemo tra 1.000 anni? Quali scienziati, artisti e politici saranno ricordati nel 3018? E perché? Ecco i nostri consigli, se davvero aspirate a essere ricordati per sempre.
Ai tempi di Nerone c’era un gladiatore super star che riempiva le arene ed era osannato come un eroe: si chiamava Spiculus, un nome che oggi non dice nulla a nessuno… Sic transit gloria mundi (così passano le glorie del mondo), dicevano non a caso i latini.
Se è vero che le celebrity cambiano al cambiare delle mode, chi ambisce a una imperitura fama – secoli e secoli di notorietà… – deve vedersela sia con le gelosie di chi gli sopravvive nel suo tempo, sia con la possibile estinzione della sua lingua e della sua civiltà (basti pensare agli antichi Egizi).
Come racconta la BBC, ci sono però alcuni elementi che permettono di capire come si è consolidata la fama di chi era in qualche modo meritevole ed è sopravvissuto al trascorrere del tempo, e di conseguenza si può fare qualche ipotesi sulle celebrity di oggi che sembrano avere le carte in regola per essere ricordate nel 3018.
AUTOPROMOZIONE. Se si vuole essere ricordati è bene pensare all’immagine che lasceremo ai posteri: oggi si chiama personal brand, nell’antica Grecia lo definivano kleos (fama). Lavorarci era (ed è) fondamentale: nell’antichità il modo più sicuro per ottenerlo era distinguersi in battaglia.
Da Omero in poi quasi tutti gli uomini hanno aspirato a essere come gli eroi dell’Iliade, come Achille, per esempio. Ci è riuscito Alessandro Magno, con grande impegno e determinazione, ed è in buona compagnia.
Lo stesso fece secoli dopo, a Roma, Giulio Cesare, con qualche differenza: non solo si distinse in battaglia conquistando quasi tutto quello che c’era da conquistare, ma avviò una macchina di propaganda molto sofisticata, con tanto di troupe di storici che lo seguiva nelle campagne militari. E perché nulla fosse affidato al caso autorizzò un solo scultore a riprodurre il suo ritratto, pianificando perfino i dettagli delle sue immagini sulle monete.
CHE LAVORO FAI? Alcune professioni danno più chance di altre di passare alle storia. Ad esempio, i filosofi: in vita non sono molto popolari e di solito nemmeno ricchi. A volte non fanno una bella fine, come il greco Socrate (V secolo), condannato a morte, ma sono le loro idee a renderli “immortali”. Nel 2013 un team di scienziati è andato alla ricerca del più autorevole accademico del mondo e il vincitore è stato proprio un filosofo, Karl Marx (1818-1883).
Leonardo Da Vinci, Galileo e Isaac Newton si avvicinano al millennio di fama, mentre Darwin e Einstein hanno appena iniziato e sono giusto ai “secoli”. Oggi però la scienza sembra non garantire più l’immortalità come una volta. La ragione sta nel modo in cui è cambiata la ricerca: in passato il lavoro degli scienziati era sostanzialmente individuale (anche se non era mai del tutto vero), e quindi chi aveva un’idea geniale diventava un eroe.
Oggi la ricerca è un lavoro di squadra. Ma non solo: nonostanteInternet e la facilità di comunicare i lavori scientifici, per gli scienziati è sempre più difficile spiegare l’impatto di una scoperta o il risultato di uno studio, perché sempre di più riguardano dettagli e aspetti particolari che hanno senso solamente all’interno di questioni scientifiche più ampie. Il risultato di tutto questo è che persino geni come Stephen Hawking tra 1.000 anni potrebbero essere finiti nel dimenticatoio.
Lo stesso è accaduto all’ingegnere francese Gustave Eiffel. Se, come previsto, la sua Tour Eiffel – progettata per l’Expo del 1889, fosse stata rimossa dopo l’esposizione, oggi nessuno ricorderebbe il suo nome. E invece è conosciuto in tutto il mondo e ci sono buone probabilità che tra qualche centinaia di anni Parigi sia ancora associata al suo nome.
LASCIA UN SEGNO. Qualcosa di simile in Cina è successo all’imperatore Qin Shi Huang (260-210) che diede il via ai lavori della Grande Muraglia e si fece seppellire con l’esercito di terracotta. Lo stesso forse accadrà ad artisti come Gaudì (1852-1926), “padre” della Sagrada Familia (Barcellona) e al Bernini (1598-1680), che progettò il colonnato di piazza San Pietro a Roma. Di certo è successo al pittore medievale Giotto (1270-1337), vissuto quasi mille anni fa.
CATTIVI E FAMOSI. Un altro percorso (per certi versi sconsigliabile) è quello di cercare la notorietà con feroci efferatezze: Jack lo Squartatore, Capitan Barbanera, Hitler, Stalin, Dracula ne sono testimoni esemplari. È triste da ammettere, ma molti dei personaggi più famosi della storia sono infatti dei veri mostri (forse per questo entrano nell’immaginario collettivo). La casistica è ampia: si va dai killer sanguinari, ai fanatici, ai tiranni senza scrupoli.
Essere “re” o “imperatori” aiuta, ma non sempre funziona: ha superato la sfida dei mille anni Carlo Magno (742-814), ad esempio, ed è sulla buona strada Federico II di Svevia (1194-1250) – nipote del Barbarossa, da molti è considerato un “messia di pace” e da altrettanti un “anticristo”… Altri re e regine – pensiamo a Vittorio Emanuele III– invece saranno quasi sicuramente dimenticati.
PER FEDE O PER SOLDI. Fondare una religione, funziona. Gesù Cristo, Siddhartha Gautama (noto come il Buddha), Confucio e molti altri leader religiosi hanno lasciato una traccia indelebile nella storia.
Se non si ha un’indole mistica, si può però ripiegare su una strada più prosaica: diventare incredibilmente ricco. Pensiamo al re Creso, vissuto più di 2.500 anni fa nella moderna Turchia: governò il regno di Lydia per 14 anni ed è famoso per i suoi doni sontuosi, tra i quali la statua di una donna a grandezza naturale fatta interamente d’oro. Ancora oggi “creso” è sinonimo di ricchezza senza freni: tra i nostri contemporanei ci stanno provando vari sceicchi, Bill Gates, Zuckerberg, Giovanni Ferrero…
Come direbbe il poeta, ai posteri l’ardua sentenza. Sarebbe bello però se a superare le sfide del tempo, per una volta ci fosse anche qualche donna.
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