Una mescolanza di popolazioni nel DNA dell’antica Roma. Geni originari dell’Europa centrale e occidentale, del Medio Oriente e del Nord Africa si sono mescolati più volte nell’Italia centrale fin dalla preistoria, ma soprattutto dalla fondazione di Roma fino alla caduta dell’Impero romano.
Un crogiolo di popolazioni provenienti dall’Europa, dall’Africa e dal Medio Oriente che riflette, di epoca in epoca, la fitta rete di scambi commerciali e culturali con altre regioni del continente e soprattutto del Mediterraneo. È questo il modello genetico delle popolazioni della Roma preistorica, antica e medievale che emerge da un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Science” da un gruppo internazionale di ricerca con una nutrita rappresentanza di università italiane, tra cui la Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre, l’Università della Tuscia a Viterbo, le Università di Torino, Pisa e Foggia.
Gli autori hanno analizzato il DNA ricavato dai resti di 127 antichi individui provenienti da 29 siti archeologici di Roma e dintorni, che coprono un arco temporale di circa 12.000 anni di preistoria e storia romane.
Da questa analisi emergono due importanti trasformazioni del corredo genomico delle popolazioni dell’Italia centrale, interpretate come l’esito di ampie migrazioni. La prima si è verificata tra il 7000 e il 6000 a.C., quando popolazioni di agricoltori-allevatori del Neolitico, provenienti dall’Iran e dall’Anatolia, nell’attuale Turchia, hanno soppiantato i cacciatori-raccoglitori del Mesolitico, geneticamente simili ai cacciatori-raccoglitori dell’Europa occidentale.
La seconda grande trasformazione è avvenuta durante l’età del Bronzo, tra il 2900 e il 900 a.C. (non è stato possibile dare una stima più precisa per mancanza di campioni): è questo un periodo in cui ci sono stati importanti progressi tecnologici, che hanno permesso più rapidi spostamenti sia via terra – da e verso l’Europa – sia via mare, incrementando i contatti con tutto il Mediterraneo. Ciò ha un preciso riflesso nel corredo genetico degli individui dell’epoca successiva, testimoniato dai resti degli individui datati tra il 900 e il 200 a.C. che mostrano ascendenze di popolazioni delle steppe euroasiatiche, dell’Iran e, per la prima volta, del Nord Africa. Questi risultati suggeriscono che all’epoca della fondazione di Roma, datata tradizionalmente al 753 a.C., la genetica dell’antica Italia centrale fosse molto simile a quella osservata nelle popolazioni moderne.
Altre transizioni di minore portata si registrano nel periodo imperiale (dal 27 a.C. al 300 d.C.) durante il quale si manifesta uno spostamento marcato verso geni originari del Mediterraneo orientale a scapito di quelli dell’Europa occidentale e centrale, e nella Tarda Antichità (III e IV secolo d.C.), in cui la tendenza si inverte, per poi consolidarsi nel Medioevo.
Nel complesso, i dati mostrano nel corredo genomico delle popolazioni dell’Italia centrale un’elevata mescolanza di geni di origine geografica molto diversa, iniziata prima della fondazione di Roma e continuata con l’ascesa e il crollo dell’Impero romano.
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