L’influenza dell’educazione nelle differenze di genere: perché le femmine si convincono di essere meno geniali dei maschi?
“C’è una persona nel mio ufficio che è davvero super intelligente, e risolve i problemi più velocemente di chiunque altro“. Se una bambina di 5 anni sente questa frase, ha le stesse probabilità di un bambino di pensare che il genio in questione sia femmina. Ma se glielo si chiede a 6 o 7 anni, le possibilità che pensi a una donna si sono ridotte del 20-30%.
Per le più giovani tra le studentesse, la genialità è un tratto prettamente maschile, e il fatto che – come noto – le ragazze vadano meglio a scuola, non dipende dalle loro naturali doti di intelligenza, ma dal duro lavoro e dalla dedizione allo studio. Lo dice uno studio di tre diverse università statunitensi pubblicato su Science, che solleva il tema degli stereotipi di genere trasmessi alle nuove generazioni da genitori e insegnanti.
GIÀ SFIDUCIATE. Mentre le bambine di 5 anni hanno associato la brillantezza al proprio genere tanto quanto i coetanei maschi, quelle di 6 anni o più hanno selezionato come brillante il genere femminile solo nel 48% dei casi. I maschi della loro età hanno fatto altrettanto con il genere maschile nel 65% dei casi.
NON È UN GENIO, MA SI IMPEGNA… Un altro esperimento ha evidenziato che le bambine più grandi tra quelle intervistate si sono mostrate meno interessate a giochi definiti “per persone molto, molto intelligenti”, mentre erano ugualmente incuriosite rispetto ai maschi da quelli “per bambini che si impegnano davvero molto”.
I RISULTATI. Passate ricerche hanno dimostrato quanto sia bassa la percentuale di cervelli femminili in ambiti la matematica o la fisica (salvo alcune eccezioni). L’enfasi puntata sulla genialità come chiave del successo in questi campi – quasi fosse da contrapporsi al duro lavoro – potrebbe essere tra i motivi di questo evidente squilibrio.
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