“Sono le prime conseguenze dell’addio al Ttip. Abbiamo smesso di negoziare un accordo di libero scambio su larga scala che vietava l’importazione in Europa di carne agli ormoni e adesso paghiamo le reazione degli americani che si mostrano aggressivi” dice Paolo De Castro, europarlamentare Pd già ministro delle Politiche agricole e grande sostenitore dell’intesa commerciale atlantica: “Se non trattiamo con gli Stati Uniti che sono il nostro primo partner commerciale, con chi dovremmo farlo?”.
Tra gli addetti ai lavori c’è la sensazione che l’Europa abbia perso un’occasione importante per assumere quel ruolo di rilievo internazionale a cui ambisce e adesso rischia di pagarne le conseguenze. Certo, difficilmente gli Stati Uniti otterranno dal Wto il via libera incondizionato all’esportazione di carne con gli ormoni all’interno della Ue, ma saranno liberi di aumentare dazi e tariffe sui prodotti in arrivo dal Vecchio continente. E perfino potranno allungare la lista delle merci “sgradite”.
D’altra parte per il dipartimento del commercio Usa la carne è un settore economico cruciale: “L’esportazione vale 6 miliardi di dollari l’anno con un indotto di 7,6 miliardi che garantisce 50mila posti di lavoro. Il divieto europeo non ha basi scientifiche e serve solo a discriminare i nostri produttori. Senza un cambio di linea aumenteremo i dazi su una serie di beni europei”.
La Commissione europea ha quindi proposto di risolvere la disputa in un contesto ampio come quello del Ttip, ma dopo anni di negoziati lo scorso mese di settembre il trattato è andato definitivamente in soffitta: “Adesso – scrive il dipartimento americano del commercio – è tempo di agire”.
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