L’euro incalza il dollaro per diventare valuta di riserva. Il Recovery Fund e la nascita di un mercato obbligazionario liquido AAA ad opera dell’Ue favoriscono lo status di valuta sicura dell’euro, in forte ascesa da metà luglio. Di contro, un’economia incerta e i dubbi al Congresso gettano ancora più ombra sulle prospettive di ripresa dollaro americano.
Continua il rialzo dell’euro/dollaro dopo il rally che nei giorni scorsi ha portato il rapporto su livelli che non si vedevano da 22 mesi a questa parte. Nella giornata di oggi l’EUR/USD sta facendo registrare una performance al rialzo dello 0,34%, con un valore attuale dell’1,1753. Tale impennata è il frutto di diversi fattori concomitanti: da una parte il rialzo dell’euro, iniziato a metà luglio, quando i mercati, portando la moneta europea sopra quota 1,14, hanno anticipato l’accordo sul Recovery Fund, giunto poi la settimana successiva. Da allora l’ascesa dell’euro è stata inarrestabile e si è ulteriormente rafforzata dopo l’approvazione ufficiale del piano, e nei successivi 10 giorni è proseguita fino ai massimi attuali.
Proprio grazie al programma della Commissione europea, che partire dal 2021 inizierà ad emettere obbligazioni in euro con scadenze comprese tra 3 e 30 anni, l’euro sembra aver di diritto scalzato il dollaro dal ruolo di valuta preferita dagli investitori, almeno in questo periodo. Sebbene sia presto per trarre certe conclusioni, ciò che è certo è che si assisterà alla nascita di un mercato obbligazionario liquido dell’Ue ad alto merito creditizio (AAA) e in diretta concorrenza con il mercato delle obbligazioni del tesoro statunitense, uno scenario che dovrebbe almeno teoricamente avvalorare quanto sopra riportato.
“Solo poco tempo fa”, evidenzia Peter De Coensel, CIO Fixed Income di DPAM, “veniva messa in dubbio la stessa possibilità di sopravvivenza della moneta unica europea. Ora questa evenienza è stata definitivamente sconfessata e il futuro dell’euro appare più roseo, con il mercato che sta prezzando questo upgrade a status di valuta di riserva. Oggi l’Europa è in prima linea a livello globale in termini di solidarietà, democrazia e speranza in un futuro migliore”. Inoltre, con l’indebolimento del dollaro, legato strettamente alle incertezze che aleggiano sopra gli scenari di ripresa economica degli Usa, la valuta comune sembra garantire nel medio termine maggiore affidabilità: “Il continuo aumento delle tensioni geopolitiche tra Usa e Cina sta isolando gli Stati Uniti più di quanto stia succedendo alla stessa Pechino. In periodi così complicati è difficile posizionare i propri portafogli, e a nostro parere il dollaro potrebbe dover trovare un nuovo equilibrio se l’euro divenisse ufficialmente la valuta di riserva nei bilanci”.
Come evidenziato anche da Ricardo Evangelista, analista senior di ActivTrades, il dollar index ha toccato il livello più basso in oltre 2 anni, raggiungendo il valore di 93.335 durante le negoziazioni di questa mattina ed evidenziando una svalutazione non solo nei confronti dell’euro ma anche rispetto alle altre principali divise globali, a dimostrazione del fatto che in questa fase gli investitori stanno penalizzando gli Stati Uniti nel loro complesso e non solo la moneta in sé. “Per tale motivo, è interessante notare come la debolezza della valuta americana sia maggiore contro i beni percepiti come più rischiosi rispetto alle stesse valute rifugio: questo evidenzia le crescenti preoccupazioni degli investitori su una ripresa dell’economia americana, specialmente dopo che alcuni stati negli Usa hanno registrato un numero record di decessi causati dal Covid-19”.
Nel frattempo, l’ulteriore incertezza politica che incombe sul Senato degli Stati Uniti non fa che affossare ancora di più lo status di valuta sicura del biglietto verde: i parlamentari sono infatti divisi sulla dimensione e sulla struttura di un nuovo pacchetto di aiuti, che potrebbe portare a ritardi nel suo impiego. Tutti gli occhi sono ora puntati sulla riunione di questa sera della Fed, anche se la maggior parte degli osservatori si aspetta il mantenimento della posizione accomodante che ha caratterizzato la banca centrale americana negli ultimi mesi. “Se gli stimoli monetari dovessero tuttavia aumentare, ci potrebbe essere un ulteriore rischio al ribasso per il dollaro Usa” evidenzia Evangelista.
Come posizionarsi dunque sui mercati rispetto alle due valute principali? Secondo Goldman Sachs, la rapida e sostanziale erosione dei premi di rischio che ha caratterizzato gli ultimi quattro mesi ha reso il valore relativo, ovvero l’attrattività misurata in termini di rischio, liquidità e ritorno atteso, una componente ancora più importante da tenere in considerazione per l’allocazione degli asset in portafoglio.
“Per gli investitori a reddito fisso globale, il tema chiave deve riguardare la ripartizione tra i mercati del credito in dollari e in euro. Finora, la performance relativa delle valute è stata diversa a seconda del tipo di mercato, con l’Europa che ha sovraperformato all’interno degli indici sintetici, mentre gli Stati Uniti hanno sovraperformato nei mercati cash. Tuttavia, una normalizzazione delle condizioni di liquidità nel mercato del dollaro suggerisce che le forze tecniche che hanno guidato le prestazioni fino ad ora probabilmente passeranno il testimone ai fondamentali. Per tale motivo, con la ripresa economica nell’area dell’euro ancora sulla buona strada per superare le performance degli Stati Uniti, ribadiamo la raccomandazione sui differenziali in euro, dato un mix di crescita e politica più favorevole nell’area della valuta comune”.
Lascia un commento