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Inflazione ai minimi ma gli stipendi perdono potere d’acquisto

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Inflazione ai minimi ma gli stipendi perdono potere d'acquisto
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Dipendenti, la calma piatta degli stipendi e la beffa dell’inflazione. Secondo l’aggiornamento dell’Osservatorio JobPricing, nel primo semestre le retribuzioni fisse sono scese dello 0,2%. Il risultato diventa leggermente positivo (+0,2%) considerando la parte variabile. Ma ancora non basta per tenere il passo della pur debole corsa dei prezziIl Fondo monetario internazionale e Mario Draghi, governatore della Bce, l’hanno detto chiaramente: se ancora non si vede una ripresa dell’inflazione verso i livelli giudicati ottimali (vicino al 2% per la Banca centrale euoropea) nonostante le politiche monetarie ultra-accomodanti e la ripresa economica in rafforzamento, ciò si deve imputare in larga parte al stagnazione dei salari. Il circolo è noto: aumentando l’occupazione cresce il potere contrattuale, che fa salire i salari e di lì i prezzi. Tutto questo ancora non si vede, anche per colpa di un recupero del mercato del lavoro parziale, che si vede per esempio nello scollamento tra crescita degli occupati e debolezza delle ore lavorate.L’Osservatorio Jobpricing, che traccia l’andamento delle buste paga nel settore privato in base ai dati comunicati dai lettori attraverso il nostro portale, fotografa al meglio questa situazione ancora ingessata. Nell’aggiornamento semestrale del Jp Salary Outlook, che compendia i numeri al primo semestre del 2017, l’Osservatorio rileva che tra gennaio e giugno le retribuzioni mediamente sono calate dello 0,2%. Una “situazione stazionaria a confronto con il dato dell’intero anno 2016, in cui le retribuzioni erano cresciute dello 2,1%”.La calma è piatta per tutte le tipologie di inquadramento. “Calano leggermente le retribuzioni fisse degli Impiegati (-0,5%), mentre crescono lievemente quelle di Operai e Quadri (rispettivamente +0,4% e +0,6%). Le retribuzioni dei Dirigenti, dopo 3 anni di calo retributivo costante e significativo, non mutano il proprio livello retributivo nei primi 6 mesi del 2017 (-0,1%)”. Le cose vanno solo leggermente meglio quando si approfondisce l’analisi includendo nelle buste paga anche la parte variabile dello stipendio, che lentamente sta guadagnando di peso nella valutazione della retribuzione complessiva. Se dalla retribuzione annua lorda (che esclude il variabile) si passa a inquadrare quella globale annua (tutto incluso) la dinamica del semestre diventa positiva di uno striminzito 0,2%. A beneficiare maggiormente in questa seconda lettura a spettro più ampio sono gli Operai, che vedono crescere gli stipendi dell’1,1% a fronte di un +0,3% dei Dirigenti.

Sebbene da più parti si lamenti la mancata crescita dell’inflazione, che è sintomo – se a livelli ‘controllati” – di salute economica, la beffa per i lavoratori è che la pur bassa dinamica dei prezzi batte quella delle buste paga, rischiando di erodere il potere d’acquisto.

Scende il potere d'acquisto: l'inflazione, pur bassa, batte la crescita delle Retribuzioni Globali Annue
Scende il potere d’acquisto: l’inflazione, pur bassa, batte la crescita delle Retribuzioni Globali Annue

Tra gli elementi di riflessione sulle buste paga dei dipendenti italiani che emergono dall’Osservatorio, si conferma negli ultimi dati la sostanziale concentrazione (verso il basso) degli stipendi. Solo il 6,5% dei lavoratori – in base ai dati osservati – ha una retribuzione sopra 40mila euro mentre i due terzi si concentrano nella fascia inferiore a 31.000 euro. “Al contempo è presente una coda molto lunga composta da pochi lavoratori con retribuzioni particolarmente alte”.

Sulla scorta di questi dati è possibile anche stabilire il cosiddetto “multiplo retributivo”, ossia l’indicatore impiegato per esprimere la distanza tra la retribuzione del Top Management e quella della base della piramide aziendale. JobPricing considera il 9° decile della curva retributiva media di un Amministratore Delegato e lo rapporta al 1° decile della curva di profili con inquadramento Operaio: ne deriva che la retribuzione del vertice aziendale è 10,6 se si considera l’intero pacchetto retributivo, comprensivo anche della retribuzione variabile percepita.

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