In aumento dei casi di malattie mentali post pandemia

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In tutto il mondo si registra un boom del consumo di farmaci psicotropi (ed è un problema).  Le prescrizioni sono cresciute del 4% ogni anno dal 2008 al 2019, con picchi nei paesi a più alto reddito. Un dato enorme che testimonia l’importanza sempre maggiore della salute psicologica, ma anche gli eccessi nelle prescrizioni

Durante la pausa estiva mi sono imbattuto in uno studio, pubblicato nel 2021, realizzato dalla Research Department of Practice and Policy, UCL School of Pharmacy, London, UK, in collaborazione con altre diverse Università e centri di ricerca nel mondo (Arabia Saudita, Hong Kong, Cina ed altri), dove sono stati analizzati i dati mensili sulle vendite di farmaci psicotropi tra il 1° gennaio 2008 e il 31 dicembre 2019 (pre-Covid-19) in ben 65 paesi al mondo (8 paesi a basso reddito medio, 19 paesi a medio reddito medio superiore e 38 paesi ad alto reddito). Il consumo totale di medicina psicotropica includeva la vendita di antidepressivi, antipsicotici, tranquillanti, sedativi o ipnotici e stabilizzatori dell’umore.

Ebbene, le vendite di medicine psicotropiche sono aumentate da 28,54 DDD (dose giornaliera definita) per 1000 abitanti al giorno nel 2008 a 34,77 DDD nel 2019, corrispondente a un aumento medio relativo annuo del 4,08%. L’aumento annuo assoluto è stato maggiore nei paesi ad alto reddito rispetto ai paesi a medio reddito medio superiore e paesi a basso reddito medio.

Nel 2019, il consumo regionale di farmaci psicotropi variava notevolmente, con le vendite più alte di tutte le classi di medicina psicotropa segnalate nel Nord America e le vendite più basse segnalate in Asia.

Spagna, Belgio e Portogallo in Europa, Stati Uniti, Canada e Australia guidano il gruppo dei paesi dove si consumano – rispetto al numero di abitanti – le maggiori quantità di tali farmaci.

Negli Stati Uniti in particolare un recente studio dei ricercatori della Columbia University Mailman School of Public Health e della Columbia University Irving Medical Center, ha dimostrato come l’uso di allucinogeni sia aumentato dal 2015 in generale e in particolare tra gli adulti di età pari o superiore a 26 anni, mentre l’uso sia diminuito negli adolescenti di età compresa tra 12 e 17 anni.

Si stima che l’anno scorso oltre 5,5 milioni di persone negli Stati Uniti abbiano utilizzato allucinogeni.

La società antidepressa.In Italia l’ultimo Rapporto realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei farmaci (OsMed) e dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) segnala un aumento delle prescrizioni di antidepressivi del 2,4% nel 2021 rispetto all’anno precedente e che il 7% degli italiani in media ha assunto antidepressivi con punte al 10% in Toscana e Liguria. A questi vanno aggiunti gli antipsicotici (disturbo dell’umore, disturbo bipolare, etc.) il cui consumo dal 2014 al 2020 è aumentato del 20%.

Grazie a una rete di 800 Medici di Medicina Generale sparsi sul territorio, è anche stato possibile raccogliere anche dei dati sulle nuove diagnosi e prescrizioni di antidepressivi, su un bacino di 119 mila utenti. Si contano 6,7 nuovi casi di depressione ogni 1000 pazienti – addirittura 9 casi per 1000 fra le donne – un 6,4% in più rispetto al 2020, anno non certo facile per la pandemia. Nel complesso, il 13% degli italiani e delle italiane presi in carico da questi 800 medici sentinella ha una depressione diagnosticata.

Si tratta di percentuali in crescita dal 2019 per tutte le fasce d’età e aree geografiche. Convive con una diagnosi di depressione il 6% degli under45 esaminati, il 15,3% dei 46-65 enni, il 19,2% dei 66.74 enni, il 22,3% dei 75-84 enni e il 25,2% degli over 85. Il fenomeno è quasi certamente sottostimato: quante persone vivono una depressione senza chiedere reale aiuto e senza una diagnosi concreta da parte del medico?

E il Covid-19?

Secondo una ricerca pubblicata dall’American Psychological, le persone in tutto il mondo hanno sperimentato un aumento della solitudine durante la pandemia di Covid-19, che, sebbene piccola, potrebbe avere implicazioni per la salute mentale e fisica, la longevità e il benessere delle persone a lungo termine. I ricercatori hanno esaminato 34 studi provenienti da quattro continenti, principalmente in Nord America ed Europa, che hanno coinvolto più di 200.000 partecipanti totali, riscontrando un piccolo ma significativo aumento della solitudine durante la pandemia, in media un aumento di circa il 5% della prevalenza della solitudine nei singoli studi.

«Sembra che la pandemia abbia aumentato la solitudine», ha affermato l’autrice principale dello studio, Mareike Ernst, PhD, della Johannes Gutenberg-University Mainz in Germania.

Ernst e i suoi coautori volevano esplorare se cambiamenti come i blocchi, il distanziamento fisico e il passaggio al lavoro a distanza e alla scuola durante la pandemia abbiano aumentato la solitudine delle persone.

Tali misure hanno indubbiamente aumentato l’isolamento sociale, ma la ricerca ha scoperto che l’isolamento sociale non porta sempre alla solitudine. L’isolamento sociale significa avere una rete sociale e poche interazioni con gli altri, mentre la solitudine è la sensazione dolorosa di avere insufficienti connessioni sociali o di qualità inferiore a quelle che una persona desidera.

Secondo un documento scientifico pubblicato lo scorso marzo dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel primo anno della pandemia di Covid-19 la prevalenza globale di ansia e depressione è aumentata del 25%.

La salute mentale è giustamente tornata ad essere un tema centrale al pari di altre malattie.

Dévora Kestel, Direttore del Dipartimento per la salute mentale presso l’OMS, riassume la situazione: «Sebbene la pandemia abbia generato interesse e preoccupazione per la salute mentale, ha anche rivelato un sottoinvestimento storico nei servizi di salute mentale. I paesi devono agire con urgenza per garantire che il supporto per la salute mentale sia disponibile per tutti». Molti paesi a basso reddito hanno meno di un operatore di salute mentale ogni 100.000 persone!

Lo scorso agosto Il New York Times, a firma di Matt Richtel, riportava la lunga storia di Renae Smith, una ragazza (che frequentava all’epoca il liceo) che nella primavera del 2018 iniziò, dietro prescrizione medica, ad usare il Prozac.

Nel corso degli anni del liceo, alla signora Smith sono stati prescritti 10 diversi farmaci psicotropi, non sempre simultaneamente ma in periodi sovrapposti, come mostrano le sue cartelle cliniche.

Nel 2021, anno in cui si è laureata ne assumeva 7 (sempre dietro prescrizione medica). Tralascio per brevità il racconto delle sue sofferenze e di quelle dei suoi genitori e il NYT ben mette l’accento sulla «facilità» o «leggerezza» con la quale vengono in molti casi prescritti ad adolescenti tali farmaci.

L’articolo cita (giusto per fare un esempio) i dati di Express Scripts, una farmacia per corrispondenza, che segnala come le prescrizioni di antidepressivi per gli adolescenti sono aumentate del 38% dal 2015 al 2019, rispetto al 12% per gli adulti.

Nell’ottobre del 2021, i medici hanno scoperto il cancro alla tiroide della signora Smith. L’intervento chirurgico per rimuovere il tumore è andato a buon fine e la signora Smith sta meglio grazie a un nuovo psichiatra, al «lavoro interiore» e all’assunzione di un solo farmaco psicotropo.

Il dottor Joshua Gordon, direttore del National Institute of Mental Health, intervistato dal NYT ha affermato che per i medici spesso la mancanza di prove chiare su come funzionano i farmaci può portare a mere congetture e alla prescrizione di più farmaci. «Il motivo per cui gli adolescenti finiscono con più farmaci è perché non abbiamo i farmaci che funzionano davvero per loro», ha detto. «Tutto ciò suggerisce che abbiamo bisogno di ulteriori ricerche».

Un mercato che vale per quanto riguarda gli antidepressivi (secondo il rapporto “Antidepressants Global market Report 2020-30: Covid 19 Implications and Growth) circa 14,3 miliardi di dollari nel 2019 cresciuto raddoppiando a 28,6 miliardi di dollari nel 2020.

Secondo FortuneBusinessInsights il mercato globale dei farmaci antipsicotici crescerà dai 15,50 miliardi di dollari del 2022 ai 24,74 miliardi di dollari entro il 2029.

Cifre importanti che muovono interessi importanti. Ma la salute (mentale) non può essere oggetto di speculazione economica.

Come se non bastasse, in un recente articolo pubblicato su Psychopharmacology, la Professoressa Anne Vingaard Olesen ricercatrice della danese Aalborg University e i suoi colleghi hanno analizzato la correlazione tra l’uso di droghe psicotrope e gli incidenti stradali.

Confrontando i dati di 130.000 persone coinvolte in incidenti stradali con i dati di prescrizione dalla Danimarca tra il 1996 e il 2018 hanno dimostrato che l’uso di farmaci psicotropi è associato a un aumento del rischio di incidenti stradali.

Nel frattempo, la Food and Drug Administration ha recentemente approvato un nuovo farmaco “Auvelity” prodotto da Axsome Therapeutics, che migliorerebbe i sintomi del disturbo depressivo maggiore (MDD) – noto anche come depressione clinica – a partire già da una settimana dalla somministrazione.

Una caratteristica esclusiva, che lo rende il primo e unico farmaco orale ad azione rapida approvato per tale disturbo.

Da quando il Prozac è stato approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) nel 1987, l’uso di antidepressivi è quadruplicato negli Stati Uniti e più di un americano su 10 ora assume antidepressivi, la seconda categoria di farmaco più comunemente prescritto negli Stati Uniti, subito dopo i farmaci per abbassare il colesterolo.

“Platone è meglio del Prozac” è il titolo del famoso libro di Lou Marinoff nel lontano 1999, libro controverso e caso editoriale di grande successo, dove con l’aiuto della filosofia l’autore cercava di spiegare la differenza tra approccio psicologico e approccio psichiatrico.

Che Socrate sia meglio dell’Auvelity?

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