Cialis è ormai da un pezzo il nome di uno dei farmaci più conosciuti, secondo come notorietà solo al Viagra, che per l’appunto affronta lo stesso problema di salute, anche se il primo ha un effetto di 36 ore contro le 4 del concorrente. Oggi in Italia se ne vendono circa 1,7 milioni di confezioni. Diventeranno generici i dosaggi del principio attivo tadalafil da 10 e 20 milligrammi, e non quello da 5. Si tratta di un medicinale piuttosto caro, una compressa, a seconda delle confezioni, può costare 15-20 euro. È probabile che i consumi aumentino sensibilmente, come è successo al sildenafil (cioè il Viagra), che dopo aver perso il brevetto nel 2013 ha visto raddoppiare le confezioni vendute, oggi 2,5 milioni.
Ma se tra i prodotti a carico dei cittadini diventa generico il primo in classifica per gli incassi, tra quelli pagati dal sistema sanitario vedrà un abbattimento dei costi quello piazzato al secondo posto. Il Crestor, cioè la rosuvastatina, potrà essere venduto da qualunque azienda farmaceutica dal 30 dicembre prossimo. Serve ad abbattere il colesterolo ed è usatissimo. Ogni anno il sistema spende circa 270 milioni di euro per acquistarlo. A dimostrazione del fatto che ci si aspetta molto dall’apertura del mercato, sono ben 16 le aziende che hanno chiesto di fare il generico del Cialis e quello del Crestor, come ha reso noto l’associazione dei produttori Assogenerici, anche se poi non è detto che tutti arrivino alla vendita in farmacia.
Quest’anno, e in parte minore anche l’anno prossimo, stanno scadendo gli ultimi brevetti dei farmaci che si comprano in farmacia. Poi la partita si sposterà prevalentemente su medicinali biologici e in generale su prodotti che vengono somministrati o consegnati al pazienti direttamente dagli ospedali.
L’ingresso sul mercato dei generici fa abbassare i prezzi anche dei cosiddetti “originator”, cioè dei medicinali di marca, perché li espone alla concorrenza ma in molti casi non gli fa perdere la leadership del mercato. Come dicono i dati di Assogenerici, solo il 28,5% del volume di vendita dei prodotti a brevetto scaduto viene venduto sotto forma di equivalente, il resto ha il brand. E infatti negli ultimi anni gli italiani hanno speso in farmacia circa un miliardo ogni 12 mesi per pagare la differenza tra il costo del generico, che è a carico del sistema sanitario, e il farmaco di marca a brevetto scaduto.
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