La forma e la dimensione del naso non sono casuali: sono una conseguenza dell’adattamento al clima in cui si nasce, e in passato hanno offerto almeno un vantaggio evolutivo.
Grande, piccolo, aquilino, a patata… Il naso è uno dei tratti che più caratterizzano il nostro viso, oltre che giocare un ruolo importante nel regolare la temperatura dell’aria che respiriamo.
In passato alcuni studi avevano evidenziato come i nostri antenati che vivevano in luoghi caldi e umidi tendessero ad avere le narici più larghe rispetto a quelli cresciuti in ambienti freddi. Tuttavia le cause di queste differenze erano rimaste sconosciute: non si sapeva se fossero dettate dal caso o da una qualche non identificata risposta evolutiva.
Con uno studio recente, pubblicato su PLOS Genetics, un team di ricercatori coordinati da Arslan Zaidi (Penn State University) ha esaminato, con tecniche di imaging facciale 3D, la dimensione e la forma del naso di individui provenienti dall’Africa occidentale, dal Sud-est asiatico e dall’Europa settentrionale, riscontrando grandi e costanti diversità morfologiche che, affermano i ricercatori, non possono essere determinate solo dal caso.
«Tutto ci riporta alla cosiddetta regola di Thompson», ha dichiarato Mark Shriver, docente di antropologia alla Pennsylvania State University e coautore dello studio: «alla fine del XIX Secolo ipotizzò per primo che i tratti del naso potessero variare in base al clima. In molti hanno provato a verificare l’affermazione effettuando studi sui teschi umani, nessuno lo aveva invece mai fatto su persone in vita.»
Le narici sono in grado di regolare la temperatura e l’umidità dell’aria inalata. Più sono strette e più questo meccanismo è efficace. Ad esempio, è possibile che avere un naso sottile fosse una caratteristica essenziale per vivere in climi freddi e secchi: gli individui con questi tratti sarebbero stati in grado adattarsi meglio a temperature rigide, comportando, tra l’altro, una maggiore probabilità di riprodursi.
Una considerazione che porta al secondo punto evidenziato dallo studio: la forma del naso come risultato della selezione sessuale. Generazione dopo generazione si perderebbero quei tratti giudicati come “non competitivi” in un particolare ambiente. La conclusione sembra perciò inevitabile: la percezione della bellezza dell’altro viene dettata dall’evoluzione e dall’adattamento.
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