Il cromosoma Y sta scomparendo? La sua solitudine sembra averlo condannato alla sparizione, ma (per nostra fortuna) può contare su efficaci meccanismi di autodifesa. La degradazione dell’Y, e il suo destino.
Il cromosoma Y sarà anche quello della mascolinità, ma dal punto di vista scientifico sembra non sia destinato a durare per sempre. Ad affrontare il problema della sua – forse inevitabile – futura scomparsa è un articolo pubblicato su The Conversation.
Anche se sull’Y è localizzato l’SRY, un gene codificante per una proteina che determina se l’embrione sarà maschio (XY) o femmina (XX), è molto più piccolo del cromosoma X, contiene un numero inferiore di paia di basi (65 milioni, contro i 150 milioni dell’X). Inoltre, pare che sia l’unico cromosoma non indispensabile alla vita: in fin dei conti, le femmine ne fanno a meno.
LA SOLITUDINE DEL CROMOSOMA. Le ricerche scientifiche che lo hanno studiato da vicino hanno dimostrato che, nel corso dell’evoluzione, la maggior parte dei geni che ne facevano parte è andata perduta: 166 milioni di anni fa, il proto-Y dei primi mammiferi era delle stesse dimensioni dell’X e conteneva lo stesso numero di geni.
Questo porta a due conseguenze: la prima è che i geni dell’Y, divenendo sempre più corrotti, degenerano più facilmente nel tempo fino a essere “lasciati indietro”. La seconda è che il patrimonio genetico maschile ha soltanto una copia delle informazioni che si trovano sull’X: basta un gene malfunzionante per provocare una malattia. Nelle femmine, invece, esiste l’altra X che, come una sorta di “riserva”, può sostituire la parte “guasta”.
LA STRATEGIA DEL MASCHIO. Ciò nonostante, recenti ricerche hanno dimostrato che l’Y ha sviluppato alcune strategie per porre un freno a questo stillicidio, che potrebbe portare al suo completo sgretolamento entro 4,6 milioni di anni (non è molto: la vita sulla Terra esiste da 3,5 miliardi di anni). Uno di questi è un meccanismo di amplificazione genica, l’acquisizione di molte copie corrette dello stesso gene al suo interno da usare in caso di mutazione.
Proprio il meccanismo di amplificazione, osservato in molte specie animali, starebbe per alcuni rallentando la degenerazione del cromosoma Y e creando una sorta di “pausa” nella sua involuzione.
Assisteremo alla fine dei maschi? Probabilmente no, anche se molti dei geni del cromosoma Y non sono indispensabili per riprodursi: esperimenti di fecondazione assistita sui topi hanno dimostrato che il suo contributo genetico al processo di procreazione è minimo.
L’utilità del cromosoma Y va però al di là della determinazione del sesso (che negli animali senza Y è appaltata ad altri cromosomi). Uno studio pubblicato nel 2014 ha rivelato che nello zoccolo duro di geni dell’Y, sopravvissuti alla degradazione negli ultimi 25 milioni di anni, ce ne sono 12 decisamente importanti, che si occupano di funzioni come la sintesi proteica e la trascrizione di altri geni.
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