Il farmaco dell’ebola Remdesivir per la cura del coronavirus

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Il farmaco dell'ebola Remdesivir per la cura del coronavirus
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Coronavirus, c’è un primo guarito con farmaco sperimentale: è il Remdesivir. “Abbiamo il primo vero guarito trattato con il farmaco sperimentale Remdesivir. Tornerà presto a casa e questo ci ha fatto abbastanza esultare: il farmaco sembra funzionare. Abbiamo altri pazienti in trattamento”, ha dichiarato alla stampa il primario della clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti, precisando che il trattamento è iniziato il 7 marzo scorso.

C’è un primo paziente positivo al coronavirus guarito dopo essere stato curato con un farmaco sperimentale, il Remdesivir. Lo annuncia il primario della clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti: “Abbiamo il primo vero guarito trattato con il farmaco sperimentale Remdesivir“, ha dichiarato alla stampa, precisando che il trattamento è iniziato il 7 marzo scorso. Il paziente ha 79 anni: su di lui sono già stati effettuati due tamponi risultati negativi. “Tornerà presto nella sua casa in Lombardia e questo ci ha fatto abbastanza esultare: il farmaco sembra funzionare. Abbiamo altri pazienti in trattamento”, ha concluso Bassetti.

Oggi Nicola Magrini, direttore generale dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), intervenendo del consueto bollettino giornaliero della Protezione Civile, ha ricordato che dalla scorsa settimana era appunto partita “la prima sperimentazione clinica con un nuovo antivirale, il Remdesivir”. Oggi invece sono stati annunciati nuovi “studi sul Tocilizumab”, un farmaco su cui “c’era molta attesa, perché i giornali ne hanno parlato molto, anche in termini di forse eccessiva aspettativa su questo farmaco, come di un farmaco già studiato”. Ad ogni modo, ha sottolineato Magrini, “i dati preliminari sono promettenti”.

Il direttore dell’Aifa ha spiegato che si tratta di un farmaco che inibisce l’effetto dell’interleuchina 6, l’agente che porta all’infiammazione che a sua volta causa la polmonite severa: “I dati sono in via di acquisizione: ci sono segnali di miglioramenti in alcuni pazienti e in altri no. Lo sforzo è di poter dimostrare quante vite salviamo, chi ne giova maggiormente: è già stato usato da diverse centinaia di pazienti ed è già stato messo ampiamente a disposizione in maniera gratuita dalla ditta produttrice”.

Essendo la fase due dello studio, sono stati previsti due gruppi di pazienti: nel primo si metteranno alla prova alcune ipotesi in merito a quegli elementi che riescono a ridurre la mortalità, mentre nel secondo si esamineranno i miglioramenti che possono essere fatti nella gestione dell’emergenza. “Allo studio potranno partecipare tutti i centri clinici che ne faranno domanda e verrà gestito dalla piattaforma web dell’Istituto Pascale di Napoli”, si legge nel comunicato dell’Aifa.

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