Allarme degli esperti: i bambini non sanno correre e fare le capriole. Cresce l’analfabetismo motorio in Italia. Troppo sedentari, rischio obesità. “Per le giovani generazioni si può parlare di analfabetismo motorio“. Matteo Panichi, papà di due bimbi, è il responsabile della preparazione fisica delle nazionali di basket e ha una lunghissima esperienza nei settori giovanili. “Quando si lavora con i più giovani sono evidenti tante carenze dal punto di vista motorio – aggiunge – . Ai ragazzi di oggi mancano i fondamenti di base. Penso, per esempio, alle capacità di coordinazione che si imparano con il gioco e l’esperienza. Non è luogo comune dire che è anche perché non ci sono più campetti e oratori“.
I dati dell’Istat confermano “che siamo il Paese più sedentario d’Europa“, racconta Andrea Ceciliani coordinatore del Corso di Laurea in Scienze delle attività motorie e sportive dell’università di Bologna. Nel 2017, nella fascia d’età tra i 6 e i 10 anni, i bambini che non praticavano sport e attività fisica erano il 18,8%. Un dato alto ma in calo rispetto al 2016 quando si raggiungeva il 23,3%. Stabile la quota dei bambini che fanno sport in modo continuativo: 60,5% nel 2017 contro il 59,7% dell’anno prima. Aumenta, sempre nella fascia 6-10, chi fa solo qualche attività fisica: il 15,3% del 2017 contro il 10,8 del 2016. Se si prende in considerazione la fascia d’età precedente – 3-5 anni – i dati sono ancora più preoccupanti.
Qui la percentuale di chi non pratica sport né attività fisica arriva al 48,8%. Numeri che producono ricadute negative sul benessere fisico. Nel 2017, racconta il rapporto Unicef Diamogli peso: l’impegno dell’Unicef per combattere la malnutrizione, in tutto il mondo 38,3 milioni di bambini sotto i 5 anni risultavano in sovrappeso, 8 milioni in più rispetto ai 30,1 milioni del 2000.
In Europa 1 bambino su 3. In Italia la percentuale di bambini e adolescenti obesi è aumentata di quasi 3 volte nel 2016 rispetto al 1975. L’obesità infantile nel nostro Paese – conferma l’Unicef – non è dovuta soltanto ad una cattiva alimentazione (eccesso di consumo di zuccheri e di grassi), ma anche ad uno stile di vita spesso troppo sedentario.
“Molti bambini ormai non sanno nemmeno fare una capriola”, dice Sara Simeoni, ex primatista del mondo in salto in alto, eletta atleta del secolo dal Coni e ora insegnante di educazione fisica in una scuola media di Verona. Con il progetto Educazione al fair play gira le scuole veronesi e incontra tanti ragazzi alle prese con la difficoltà di muoversi.
“Non bisogna assolutamente sottovalutare il fenomeno. I bambini di oggi hanno difficoltà che riguardano lo spazio e le capacità di movimenti. Esercizi che sembrano banali, come le capriole, ora bisogna insegnarli”. Appunto per questo motivo l’idea di portare l’educazione fisica alle elementari piace a tutti. “Quella è l’età in cui si creano abitudini stabili”, aggiunge Ceciliani. Le ultime ricerche “confermano le tesi di Piaget sull’intelligenza sensomotoria. Il movimento fa sviluppare capacità cognitive e la persona nel suo complesso”. Nel gioco libero, però, è necessario fare i conti con le paure di papà e mamma sempre più terrorizzati da sbucciature e slogature. “I genitori andrebbero educati e rimessi al loro posto”.
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