La chiamano «generazione vampiri». Una definizione volutamente esagerata per puntare l’attenzione su un problema reale e spesso sottovalutato. Sempre più bambini e adolescenti non dormono abbastanza e soffrono di disturbi del sonno, che non solo hanno conseguenze sulla salute ma anche sull’armonia famigliare. In Gran Bretagna, rispetto a dieci anni fa, è triplicato il numero dei ricoveri in ospedale per scarsa qualità del sonno dei bambini sotto i quattordici anni. E sono decuplicate le prescrizioni della melatonina, ormone che regola il ciclo sonno-veglia. Il problema sta diventando un’emergenza alla quale la Bbc ha dedicato un documentario, mostrando come alcune scuole inglesi abbiano cominciato a permettere i pisolini in classe di fronte a un crescente numero di alunni che non riescono a stare svegli durante le lezioni.
Aumentano i casi. “È vero, negli ultimi anni c’è stato un aumento dei problemi legati al sonno tra bimbi e adolescenti – , conferma Alberto Villani, presidente della Società Italiana di pediatria – . Spesso si manifestano con difficoltà di addormentarsi la sera, ripetuti risvegli notturni e risvegli al mattino troppo presto. Quali sono i segnali? Se il bimbo è molto irritabile, distratto, svogliato, capriccioso e ha difficoltà di concentrazione a scuola la causa potrebbe proprio essere una scarsa qualità del sonno”.
Le cause. Secondo Villani, sono essenzialmente due: l’organizzazione familiare, che spesso non è ritagliata sulle esigenze e sui ritmi del bambino, e l’uso smodato della tecnologia, soprattutto nelle ore serali. “Spesso i genitori tengono i figli svegli fino a tardi, non tenendo conto dei loro bisogni. Fino ai 12 anni almeno, i bimbi devono cenare intorno alle 19 e andare a letto alle 20, massimo le 21, e devono poter contare su almeno dieci ore di sonno. Tutto questo prevede una programmazione virtuosa della giornata da parte dei genitori – prosegue Villani. – Perché anche al sonno il bambino va educato. Fin da piccolissimo. Dal quarto mese di vita è meglio metterlo a dormire nella sua stanza, non in quella dei genitori, e non andare a prenderlo in braccio a ogni vagito, perché questo disturba il suo sonno e la capacità di riaddormentarsi”.
La tecnologia. È l’altra grande accusata. Giocare con tablet, smartphone, consolle o anche guardare la tv la sera, non favorisce una buona notte. La luce blu degli schermi riduce la produzione naturale di melatonina, che concilia il sonno. “Mentre stare all’aria aperta, tra il verde e la natura, per esempio, offre stimoli visivi che contribuiscono alla produzione dell’ormone”, osserva il pediatra. Quando chiudere il Pc. Quale sia la dose tossica di tecnologia giornaliera è tema di dibattito acceso tra i pediatri. “Più di 2-3 ore al giorno lo sconsiglierei – suggerisce Villani. – Meglio se frazionate in intervalli di non più di 15-20 minuti, almeno fino ai 6 anni. E possibilmente mai prima dei 2-3 anni di vita del bambino. Poi dipende anche cosa si guarda nello schermo. Un gioco rilassante, magari educativo, con una musica rasserenante si può anche fare per un quarto d’ora la sera. Se invece si gioca ad ammazzare o picchiare è un altro discorso. La tecnologia non va demonizzata, ma deve essere sempre gestita dai genitori”.
Conseguenze. La privazione di sonno può avere conseguenze anche gravi. Diversi studi l’hanno associata a un rischio maggiore di obesità, soprattutto tra gli adolescenti. La causa sarebbe uno sbilanciamento degli ormoni che comunicano al nostro cervello quando siamo sazi o quando abbiamo fame. Inoltre, quando si è stanchi, si tende a desiderare cibi con grandi quantità di zuccheri e grassi. Ma non solo. La notte in bianco indebolisce il sistema immunitario, rendendo il bimbo più esposto a virus e batteri, e aumenta i rischi di malattie mentali in età adulta.
Rimedi. Secondo la Bbc il più diffuso è l’uso della melatonina, che in piccole dosi viene somministrata ai bambini come sonnifero naturale. Ma secondo Villani non è un’abitudine da seguire: “Può andare bene in casi gravi, ma non si spegne il fuoco buttando acqua, piuttosto non si mette più legna ad ardere. Voglio dire che vanno affrontate le cause del problema e va riorganizzata la routine del bambino e di tutta la famiglia. E se poi il disturbo persiste va indagato maggiormente. Potrebbe essere anche un segnale di disagio, per esempio se il bambino è vittima di bullismo”.
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